Noi non c’eravamo illusi. Noi non dormivamo sogni tranquilli con un ministro al Miur come la Giannini, proveniente dalle fila di Scelta Civica, piccolo partito montiano e lobbistico.
Noi stavamo come si suol dire in campana, dopo il tentativo, immediatamente respinto, dell’ex ministro Profumo di portare l’orario dei professori a 24 ore settimanali a stipendio invariato.
Noi sapevamo che era solo questione di tempo per un nuovo pesante attacco al sistema istruzione italiano, obiettivo che s’intende raggiungere con una subdola manovra diversiva per l’opinione pubblica, spesso disinformata, colpendo i docenti.
Già perché, dietro la rivoluzionaria proposta del sottosegretario Reggi del Pd che mostra davvero una conoscenza complessa e profonda della scuola italiana, da lui definita un “ammortizzatore sociale”, in effetti si cela il disegno di svilirne sempre di più la qualità, mortificando la professionalità degli insegnanti tagliando un anno delle superiori, portandoli a quattro dagli attuali cinque, con un inevitabile abbassamento dell’offerta formativa.
Sapevamo anche che l’attacco neoliberista sarebbe stato sferrato a scuole chiuse, d’estate, per cogliere spiazzati i docenti e per impedire mobilitazioni massicce della categoria e degli studenti, anch’essi vittime del cinismo del Miur, studenti che peraltro con un comunicato hanno già detto un secco no al piano del governo.
Noi sapevamo altresì che saremmo stati oggetto di “morbose attenzioni” da parte del governo del fare del premier Renzi, che ha urgenza di dimostrare all’Inquisizione dell’Ue che l’Italia sta attuando le famose riforme.
Con la promessa di queste scudisciate a sangue, il capo del governo, pochi giorni fa, ha strappato una timida apertura dalla Merkel, colei che decide ormai dei nostri destini, alla flessibità sui patti di stabilità. Apertura e chiusura immediata ieri a Bruxelles dove Renzi cercando di dire che all’Europa serve crescita, incompatibile con le persistenti politiche rigoriste in atto, è stato gelato dal premier olandese, membro di rilievo del direttorio Ue.
Non vogliamo ripetere cose dette e ridette sulla quantità e qualità di lavoro da noi svolto, non riconosciuto e retribuito con stipendi tra i più bassi di Europa e bloccati da sette anni.
Noi non abbiamo da discolparci di alcunchè facendo l’ennesima autodifesa della nostra categoria, fatta passare come parassitaria e fannullona a causa delle politiche di disattenzione e di deprezzamento a cui da tempo è sottoposta la Scuola Pubblica italiana.
Noi semplicemente ora ci siamo stancati e dalle parole intendiamo passare ai fatti, con proteste compatte e diffuse su tutto il territorio nazionale, per dire un no determinato e perentorio al “pacchetto” Reggi, alle sue 36 ore di cui 18 gratis, alle scuole non attrezzate aperte fino alle 22, ad una premialità assegnata a chi smanicherà di più all’ombra dei dirigenti, alla decurtazione di un anno di scuola superiore, al licenziamento di 120.000 supplenti e precari, all’aumento dei giorni di scuola a 230, a stipendi da fame e bloccati, ad annunci demagogici , subdoli e distraenti. Ma diciamo a no anche qualsiasi aumento delle ore lavorative, tese solo ad annientare i precari contando sulla resistenza fisica dei docenti di ruolo.
Restituiteci tutto quello che ci avete tolto finora con i tagli. Vogliamo l’abolizione della Riforma Gelmini. Fermate il dimensionamento e la chiusura delle scuole , cestinate il ddl Aprea o GIannini, non chiudete le graduatorie d’istituto, non create classi pollaio, non rendete il nostro lavoro ancora più difficile, metteteci in condizioni di potere insegnare, restituiteci le compresenze, le discipline accorpate, i docenti in sovrannumero, i laboratori e le ore sottratte a tutte le discipline. Vigileremo sul nuovo contratto in cui proverete ad inserire l’aumento delle ore lavorative a scapito dei precari. Se valorizzare, per voi, significa raggirarci e tagliarci ulteriormente allora non ci provate. La Resistenza dei docenti della Scuola Pubblica italiana è iniziata!