Sono questi alcuni dei punti principali del documento che il dicastero dell’Istruzione, scrive Il Corriere della Sera, ha consegnato a quello dell’Economia nell’ambito del processo di risparmio. Un lungo elenco di «razionalizzazioni», «azzeramenti» e richieste anche al settore accademico a cui potrebbe essere imposto di contribuire con 570 milioni: 400 nell’ambito della spending review più altri 170 previsti dall’ex ministro Giulio Tremonti
E di fronte a queste cifre, seppure provvisorie, sono partite le reazioni di Stefano Paleari, il presidente della Conferenza dei rettori, che si dice «infuriato per gli ulteriori sacrifici solo perché vogliono risolvere un problema di precari nella scuola». Per questo chiede di «smettere di parlare di “spending review”: quella vera serve a trasferire le risorse dove sono più produttive. Qui si tratta di tagli e basta».
E ancora: «È dal 2008 che riduciamo i costi. Se le riduzioni resteranno allora le conseguenze politiche potrebbero essere imprevedibili. Intanto non ci chiedano più di competere con gli atenei stranieri: come facciamo senza soldi e con meno ricercatori?».
Il Miur intanto dice che, essendo corta la coperta, bisogna intervenire su tutti i settori, precisando pure che oltre ai risparmi è stato chiesto al governo un miliardo di euro per dare il via alla «Buona Scuola», altri 130 milioni per la digitalizzazione, la rete Wi-Fi e i laboratori, 170 milioni per coprire i tagli stabiliti da Tremonti «e ulteriori finanziamenti per le borse di studio».
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