Home Politica scolastica No all’educazione di genere per 0-6 anni e bocciatura alla primaria

No all’educazione di genere per 0-6 anni e bocciatura alla primaria

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L’educazione di genere nel programma scolastico per i bambini da 0 a 6 anni e di non vietare la bocciatura alle elementari sarebbero stati oggetto di dibattito acceso al Consiglio dei ministri di sabato scorso.

Secondo quanto scrive l’Ansa il riferimento all’educazione di genere era stato proposto dal ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, ma Angelino Alfano si sarebbe opposto spiegando che parlare di educazione di genere per i bambini fino ai 6 anni di età sarebbe stato assurdo. E così si sarebbe deciso di richiamare nel programma scolastico per i più piccoli solo il rispetto all’articolo 3 della Costituzione, cioè l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ovvero “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione”.

 

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Per quanto riguarda l’altro tema “caldo”, quello del divieto di bocciare i bambini che frequentano le scuole elementari, il dibattito si sarebbe aperto soprattutto tra la Fedeli e il Guardasigilli Andrea Orlando.

Se Fedeli non ne avrebbe voluto sapere di prevedere il divieto, Orlando invece voleva venisse inserito. E’ sbagliato far ricadere su bambini così piccoli un peso come quello della bocciatura che “resta poi per tutta la vita”, quando a quest’età sono soprattutto le famiglie ad essere responsabili di atteggiamenti o difficoltà del minore, avrebbe osservato il Guardasigilli. Alla fine, anche in questo caso si sarebbe arrivati ad un compromesso: nessun divieto di bocciare, ma per i maestri che decidono di far ripetere una classe allo scolaro sono stati inseriti dei “paletti” come quello di motivare in maniera davvero articolata e approfondita la bocciatura.

 “Sulla bocciatura o meno alla primaria – si sottolinea – c’è stato effettivamente un dibattito in cui tutti sono stati concordi sulla necessità di sostenere quanto più possibile gli alunni con più difficoltà. Infatti nel decreto, che lascia immutate le norme attuali, si prevede che l’alunno può essere non ammesso solo in casi eccezionali e comprovati”.