Assistiamo, preoccupati ma non indifferenti, ai vari tentativi proposti dai competenti organi sanitari e politici, per arginare la pandemia in atto.
Vogliamo pensare si tratti di proposte dettate da uno stato temporaneo di stress emotivo e da una mancata visione di politiche a lungo termine.
L’ultimo tentativo di arginare la contagiosità della variante denominata “omicron”, propone la chiusura indiscriminata degli istituti scolastici di ogni ordine e grado nell’intero territorio meridionale dell’isola. Proposta ragionevole se, a questa, venisse integrato un provvedimento che realmente potesse circoscrivere la circolazione del virus, chiedendo a tutti – non solo e sempre alla scuola – quello sforzo necessario e collettivo utile a fronteggiare i numeri fortemente in crescita.
Non crediamo che chiudere indistintamente centinaia di istituti scolastici, per bloccare a casa decine di migliaia di studentesse e di studenti, di alunne e di alunni (molti dei quali in tenera età e di conseguenza dipendenti dai genitori in tutto) sia una soluzione proponibile ed accettabile.
Chiudendo le porte delle scuole, si aprirebbero immediatamente le finestre di altri luoghi in cui questa popolazione può, e in certi casi deve, essere accolta, o troverà i propri spazi per ritrovare la socialità negata.
Pensiamo per esempio agli alunni delle scuole dell’infanzia e delle primarie: di certo non hanno quel grado di autonomia per poter stare soli a casa a seguire le lezioni in DDI.
La presenza di un adulto è fondamentale sotto tutti gli aspetti, non ultimo quello di rilevanza giuridica, in quanto i minori di anni 14 non possono stare a casa da soli.
Lo smart working non è sempre praticabile; l’assistenza dei nonni (se presenti) è da scongiurare; l’utilizzo di ludoteche o strutture similari, andrebbe a collidere con il principio del provvedimento proposto.
Ancora una volta assistiamo ad un tentativo che tende a sacrificare la scuola, condizionando fortemente la didattica e il benessere psicologico e fisico delle studentesse e degli studenti, piuttosto che prospettare una proposta reale che possa essere risolutiva, sia sotto il profilo sociale che sanitario.
Questo Coordinamento dei Presidenti di Consiglio di Istituto, che quotidianamente è in campo insieme al comparto scuola, si permette di proporre un suggerimento.
Come sancito dall’art.13 comma 1 del D.L.24/12/2021 n.221, il governo centrale ha stanziato 9 milioni di euro per il controllo e l’individuazione del virus e della sua variante “omicron”, assicurando il supporto del Ministero della Difesa per lo svolgimento di tale attività attraverso i laboratori militari della rete di diagnostica molecolare distribuiti sul territorio nazionale, per incrementare le capacità diagnostiche e garantire il corretto espletamento delle attività.
Il Coordinamento chiede di utilizzare questo strumento per effettuare uno screening di massa di tutto il comparto scuola.
Anziché proporre una chiusura totale – che riteniamo ingiusta, inutile e dannosa – il Coordinamento propone di procrastinare il rientro a scuola dal 7 al 10 gennaio iniziando dai territori maggiormente esposti per proseguire il tracciamento su tutto il territorio regionale, utilizzando questi giorni per testare tutta la popolazione scolastica, con il supporto del Corpo di Sanità Militare.
Nel corso della sua secolare storia, questo Corpo specializzato, ha sempre dimostrato capacità elevate in ogni situazione, in Italia e all’estero, e una professionalità riconosciuta universalmente.
La scuola, come più volte sottolineato anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri, deve funzionare in presenza; è, forse, l’unico luogo dove la socialità è sottoposta a rigidi protocolli di sicurezza che vengono rigorosamente rispettati. Il contagio al suo interno è senz’altro di molto inferiore rispetto ad altri contesti.
Presidenti Consiglio d’Istituto Sardegna
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