L’offesa che il Ministro Bussetti ha riservato ai docenti del Sud riguarda e colpisce tutti. Non solo i docenti del Sud, ma tutti i docenti, non solo i docenti, ma tutta la Scuola, non solo la Scuola, ma tutta la società civile.
Da venerdì scorso le parole ed il tono usati dal Ministro con una prossemica che non tradisce, risuonano come una beffa surreale verso tutti gli insegnanti che dal dopoguerra ad oggi emigrano dal sud Italia per garantire il diritto all’istruzione nel nord Italia, un diritto che negli ultimi anni è diventato così difficile garantire al punto tale da escogitare il piano diabolico delle assunzioni e delle mobilità coatte partorito dalla L. 107.
Perché bisogna dirlo, si tende a non guardare quasi mai il problema da un altro punto di vista: il Nord non ha abbastanza insegnanti perché in pochi sono disposti ad intraprendere una carriera molto poco remunerativa, ma estremamente faticosa e complessa quale quella del docente ed avendone la possibilità si rivolgono verso altre occupazioni. E allora si continuano ad escogitare piani “diabolici” per costringere le insegnanti e gli insegnanti del Sud a restare al Nord, come i vincoli di permanenza per i nuovi assunti o per chi chiede mobilità, oppure le ipotesi di aumenti stipendiali per coloro che saranno i pionieri del passaggio dalla dipendenza statale a quella regionale se dovesse andare in porto l’autonomia differenziata altrimenti detta “secessione dei ricchi”, avallata nello stesso Contratto del Governo del cambiamento.
Le brevi, ma significative, dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e la volontà di chiudere in fretta gli accordi per l’autonomia tra le tre regioni ricche del Nord ed il Governo per consegnare al Parlamento una legge sulla quale potrà solo esprimere un SI o un NO hanno la stessa radice: la convinzione che il Meridione sia arretrato e povero per via di una predisposizione naturale e connaturata alla nullafacenza ed all’elusione della legge dei propri abitanti.
Perciò se nel Meridione le scuole hanno bisogno di più risorse materiali il problema non è di tutti, ma solo di chi lo vive e la causa non sono le politiche reiterate di mal ponderata distribuzione della ricchezza e tagli costanti di risorse, ma della natura disimpegnata e poco incline al sacrificio dei lavoratori meridionali unita allo sperpero delle loro amministrazioni locali. Mentre se al Nord mancano gli insegnanti allora sì che il problema riguarda tutti e bisogna trovare il modo di sfruttare questi disgraziati docenti fino all’osso anche perché al Sud, se la secessione dei ricchi diventerà realtà, la Scuola è destinata a precipitare insieme agli organici dei docenti ed il ritorno nelle terre d’origine per loro sarà solo un miraggio.
Il dramma del divario esistente tra Nord e Sud del paese a 157 anni dall’Unità d’Italia, evidente al confronto dei PIL delle regioni del Nord con quelli delle regioni dall’Abruzzo in giù, è endemico, strutturale, ha cause che hanno radici lontane e andrebbe affrontato con politiche opposte a quelle che finora sono state messe in atto alle quali adesso si aggiunge, da parte dell’attuale Governo, l’idea della secessione mascherata da autonomia come svolta del “si salvi chi può”.
Non possiamo che rifiutare un tale impianto e come docenti esiliati ed immobilizzati al Nord, che da anni ormai lottiamo per la Scuola del Sud, rivendichiamo il nostro ruolo, il nostro impegno e tutto il rispetto che per prime le Istituzioni ci devono.
Aderiamo a tutte le iniziative previste contro lo scellerato progetto dell’autonomia differenziata e ci appelliamo al Parlamento ed ai parlamentari affinché dicano NO alla legge sull’autonomia su cui saranno chiamati ad esprimersi deputati e senatori dopo il 15 febbraio.
Lanciamo inoltre un appello accorato a tutte le colleghe, a tutti i colleghi, a tutti i comitati e le associazioni di insegnanti, genitori, studenti e a tutte le realtà sindacali e della società civile affinché ci si attivi uniti per informare il più possibile sulle conseguenze del progetto dell’autonomia differenziata chi ancora ne è ignaro e perché si organizzi una grande MOBILITAZIONE che dica NO alla secessione mascherata da autonomia.
Alleghiamo infine il link alla petizione NO ALLA SECESSIONE DEI RICCHI lanciata dal prof. Viesti invitando tutti alla firma. https://www.change.org/p/gianfranco-viesti-no-alla-secessione-dei-ricchi?signed=true
Nastrini liberi uniti
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