Al Ministro della Pubblica Istruzione
On. Patrizio Bianchi
Gentile Sig. Ministro,
chi le scrive è un gruppo di insegnanti della Scuola Pubblica Italiana.
Come persone, ma soprattutto come operatori che lavorano nel campo della formazione dei futuri cittadini italiani, stiamo vivendo con crescente malessere non solo la guerra Russo-Ucraina, ma soprattutto le scelte del Governo italiano, di cui lei fa parte, di inviare armi e di aumentare al 2% del Pil la spesa militare italiana, aggirando, in nome delle decisioni europee, l’art. 11 della nostra Costituzione e la legge n. 185/90 che vieta esplicitamente l’esportazione di armi a paesi in guerra.
Quando la guerra è scoppiata ci siamo posti il problema di come parlarne con i nostri alunni; abbiamo cercato di accogliere le loro preoccupazioni e rispondere, con molte difficoltà, alle loro domande che chiedevano: “Ma perché?”
Poi sono arrivati a scuola i figli dei profughi in fuga dall’Ucraina e abbiamo fatto di tutto perché si sentissero a proprio agio nelle nostre classi, circondati dal calore di adulti e compagni, affinché le relazioni umane potessero colmare almeno un poco, il vuoto e lo sconcerto di trovarsi in un paese straniero, lontani da affetti importanti, senza più nulla della vita passata.
Come Lei sa, a scuola parliamo della Costituzione ed analizziamo insieme ai nostri alunni gli articoli più importanti: ma come facciamo ora a spiegare a loro l’art. 11?
Sono passati più di quattro mesi dall’inizio della guerra e stiamo correndo il rischio di abituarci, ma ora siamo noi, insegnanti ed educatori, a porci delle domande: come possiamo essere adulti credibili ed autorevoli se chi ci governa non è ancora riuscito a costruire passi significativi per l’apertura di un dialogo tra i paesi in guerra? Come possiamo essere testimoni dei valori in cui crediamo se il nostro Governo continua ripetutamente ad inviare armi e ha deciso di spendere altri soldi per fabbricarne di nuove e migliori? Cosa possiamo rispondere ai nostri alunni se ci chiedessero: ”Ma voi che cosa avete fatto per fermare la guerra?” Con quale coerenza insegniamo a gestire i loro conflitti, ad ascoltare le ragioni dell’altro, a superare la logica del più forte?
Con questa nostra lettera le chiediamo urgentemente signor Ministro di lavorare, per quelle che sono le sue competenze e i suoi poteri all’interno del Governo, affinchè il nostro Parlamento non continui ad inviare armi e venga ripensata la delibera dell’aumento delle spese militari al 2% del Pil.
Le chiediamo di fare tutto ciò che è nelle sue possibilità affinchè le tasse pagate dal popolo italiano, destinati all’aumento delle spese militari, vengano invece utilizzate per la scuola Italiana, per finanziare interventi di Educazione alla pace e alla gestione dei conflitti, uniche vere armi per costruire un mondo migliore.
La ringraziamo per la sua attenzione e le porgiamo i nostri cordiali saluti.
Gli insegnanti: Enrico Aliprandi, Guido Aliprandi, Alessandra Bianchi, Vincenza Giuliano, Federica Spinello, Maria Menicatti, Antonio Bonerba, Alessandra Cerreto
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