La bozza di legge delega alla Buona Scuola prevede molti cambiamenti, dall’abolizione della terza prova per gli esami di maturità ai voti in lettere – dalla A alla D – per la scuola primaria.
Per elementari e medie inoltre sarà abolita la bocciatura. Dunque non si potrà più rimandare un alunno, a parte casi eccezionali nel corso dei tre anni di medie.
Al di là dello scontato sollievo degli alunni, anche le loro famiglie e alcuni docenti sarebbero pronti ad accogliere con piacere l’eventuale novità. Ma siamo proprio sicuri che, soprattutto durante le medie, la bocciatura possa essere percepita unicamente in modo negativo?
In molti, specie chi la vive in prima persona, la interpretano come il sintomo di un fallimento – quando poi in realtà se proprio la si volesse vedere così sarebbe più opportuno parlare di duplice fallimento, tanto per lo studente quanto per la scuola – e ci si sente subito etichettati come “quelli che hanno perso un anno”, dovendo subire l’imbarazzo di ripetere la stessa classe con persone nuove e più giovani.
Sarebbe banale e riduttivo ricordare quanti geni del passato sono stati rimandati almeno una volta, perché di sicuro a renderli così geniali non è stata la bocciatura. Tuttavia a volte, come spiegano alcuni psicologi dell’infanzia, le bocciature possono essere salutari e servire ai soggetti in questione per prendere consapevolezza dei proprio errori: la scuola non è altro che una preparazione, dal punto di vista culturale ma anche sociale, al mondo che c’è poi lì fuori, oltre le mura dell’edificio scolastico. Un mondo dove non sempre le cose vanno sempre come programmato, dove bisogna saper accettare le sconfitte senza però permettere a queste di condizionare il proprio futuro o il desiderio di riuscire.
L’importante è non far percepire la bocciatura come una sorta di punizione o umiliazione: spiegare all’alunno in cosa ha sbagliato, dove potrebbe migliorarsi e soprattutto fornirgli i mezzi per poterlo fare. In questo l’insegnante deve essere fortemente supportato dai genitori dello studente. È indispensabile guidare il ragazzo nella stessa direzione e a volte questo non succede. Quando i genitori forniscono alibi e giustificano gli errori dell’alunno, magari proprio in sua presenza, non lo aiutano di certo in quel processo di “presa di coscienza” necessario per un miglioramento, tanto dal punto di vista scolastico quanto personale.
Di certo, per quel che riguarda il corpo docenti, è sempre fondamentale tener presente che i ragazzi non sono tutti uguali. Le loro differenze individuali riguardano sia l’indole di ciascuno, sia gli stili di apprendimento: lavorare su questi e rispettarne modi e tempi, riuscendo a fare squadra con le famiglie, è oggi l’unico metodo veramente efficace per evitare e ridurre le bocciature.
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