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No alle classi pollaio: una docente protesta travestendosi da gallina e lanciando una petizione rivolta a Valditara

Una docente ha deciso di protestare contro il sovraffollamento delle classi delle scuole italiane in un modo alquanto singolare: travestendosi da gallina. Tutto è andato in scena ieri, domenica 9 luglio, nel trevigiano. Lo riporta La Tribuna di Treviso.

La docente vorrebbe creare un movimento nazionale sul problema

Si tratta di una docente di arte e immagine che ha manifestato con il marito e la sorella (a cui poi ha dato il cambio l’altra sorella) in versione uomo e donna sandwich. Il loro obiettivo è raccogliere firme per una petizione al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, in cui si chiede la riduzione generalizzata di due unità del numero minimo di studenti per classe e dare il via a un movimento nazionale sul problema.

“Con classi sovraffollate è difficile per gli insegnanti lavorare e per gli allievi imparare, anche perché ci sono spesso alunni stranieri con problemi linguistici, oppure ragazzi e bambini con disturbi specifici dell’apprendimento come la dislessia o con bisogni educativi speciali tra cui difficoltà socio culturali che necessitano di interventi più mirati”, ha detto l’insegnante.

“Ridurre di due unità il numero minimo di alunni per classe”

Ecco la soluzione proposta da quest’ultima: “Abbassando per esempio in modo generalizzato di due unità il numero minimo di studenti per classe alle secondarie di primo grado, dove assieme alle primarie la situazione è più delicata vista la giovane età degli alunni, si potrebbero ottenere ovunque classi da 16 ragazzi evitando così i ‘pollai'”.

In molti hanno firmato la petizione e c’è stato perfino chi ha lasciato agli attivisti caffè pagati. La docente pensa di replicare il suo gesto sabato prossimo in un punto di Treviso che pullula di persone per raggiungerne il numero più alto possibile.

La docente, qualche giorno fa, ci aveva inoltrato una sua lettera, indirizzata Valditara, in cui ha presentato la sua petizione. Resta da vedere se riuscirà effettivamente a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica scolastica sul problema o meno.

Redazione

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