“La questione della retribuzione degli insegnanti ritengo sia un tema di carattere nazionale che attiene al contratto collettivo nazionale che deve avere un ruolo primario in termini di riconoscimento salariale. Per quanto riguarda i costi della vita relativi alle città metropolitane e in particolare le aree del Nord è evidentemente un tema all’attenzione anche del sindacato perché il fenomeno del precariato che si sposta da sud a nord è un fenomeno molto diffuso. Se si intende correre ai ripari rispetto a questo tema in maniera seria ogni soluzione non può trovare spazio di legittimità differenziando i salari in senso assoluto a seconda della regione di servizio, ma deve necessariamente tener conto di interventi che a livello locale si possono introdurre in termini di sgravi fiscali, di contenimento dei costi degli affitti e di tutto ciò concerne il calmierare le spese ordinarie che il personale è costretto sostenere trasferendosi da un’area all’altra del paese per lavoro“.
A dirlo all’ANSA è Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola. “Non si tratta quindi di intervenire sugli stipendi, differenziandoli, ma pensare piuttosto un sistema di contrattazione di secondo livello, che possa attingere a risorse locali per riconoscere benefit e welfare a tutto il personale che lavora fuori dalla propria sede, sia del nord che del sud. Queste sono condizioni che hanno una praticabilità ed un significato, mantenendo integro il principio dell’unitarietà del valore del contratto nazionale a fronte di professioni che devono avere lo stesso riconoscimento in tutto il paese, altre ipotesi non sono percorribili ne’ accettabili“, conclude la dirigente sindacale.
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