I lettori ci scrivono

No all’esame di Stato in presenza

Gentile Ministro,

la notizia di un piano che permetta lo svolgimento del colloquio orale della Maturità 2020 in presenza, a partire dal 17 giugno, suscita in noi – docenti e medici firmatari di questa lettera – non poche preoccupazioni e perplessità, rese ancor più forti dai pareri contrastanti che eminenti scienziati, virologi, epidemiologi hanno espresso finora circa i possibili sviluppi della pandemia in corso.

Tali preoccupazioni riguardano sia l’ambito sanitario che quello più strettamente tecnico-organizzativo di un ventuale colloquio orale in presenza; versanti, questi, non separabili, poiché strettamente correlati.

Sotto il profilo sanitario, ci si chiede se, in assenza di test sierologici, sia davvero possibile garantire che per la metà di giugno quasi tutte le regioni possano essere “a contagio zero”, conditio sine qua non che spingerebbe il Ministero nella direzione di un orale svolto, appunto, in presenza.
Se uno dei principi cardine della nostra Costituzione è il diritto alla salute di tutti i cittadini, in assenza di certezze assolute circa possibili pericoli di contagio, non dovrebbe valere il sacrosanto principio della prudenza, tanto più che la scuola non è un’attività produttiva la cui interruzione potrebbe causare ulteriori danni all’economia del Paese? La riapertura delle scuole, seppur limitata a un numero di persone più ristretto rispetto all’ordinario, commissari interni, presidenti di commissione, maturandi, personale ATA) davvero non costituirà un fattore di rischio ulteriore – e tuttavia non di certo inevitabile – da aggiungersi alla riapertura di molte delle attività economiche e produttive del Paese? Cosa accadrebbe se in una scuola si verificasse anche un solo caso di Coronavirus?

Il documento tecnico redatto dall’Inail sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-COVID-2 nei luoghi di lavoro afferma che “i dati epidemiologici mostrano chiaramente una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione nonché in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) che in caso di comorbilità con l’infezione possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia. In tale ottica potrebbe essere introdotta la sorveglianza sanitaria eccezionale che verrebbe effettuata sui lavoratori con età superiore ai 55 anni o su lavoratori al di sotto di tale età ma che ritengano di rientrare, per condizioni patologiche, in questa condizione anche attraverso una visita a richiesta. In assenza di copertura immunitaria adeguata (utilizzando test sierologici di accertata validità), si dovrà valutare con attenzione la possibilità di esprimere un giudizio di “inidoneità temporanea” o limitazioni dell’idoneità per un periodo adeguato, con attenta rivalutazione allo scadere dello stesso”.

Alla luce di tutto ciò, ci chiediamo: i docenti italiani, i più anziani d’Europa, quali garanzie avrebbero di tutela della propria salute?
Quali rischi correrebbero quei docenti affetti da patologie croniche o a diretto contatto con genitori anziani da accudire? Cosa accadrebbe se, confermata la notizia di un esame in presenza, molti commissari appartenenti alle suddette c
ategorie – non certo per mancanza di volontà ma spinti da causa di forza maggiore – dovessero trovarsi nella condizione di dover rinunciare al loro incarico? Come si potrebbe in breve tempo fronteggiare una tale situazione senza inevitabili disagi per i maturandi e ritardi nello svolgimento dell’esame?
Inoltre, ci preme particolarmente sottolineare che lo svolgimento di un esame in presenza non terrebbe conto di tutti quei ragazzi affetti da patologie croniche per i quali tale modalità di colloquio orale risulterebbe un grave rischio per la salute. A tutela di quest’ultima, potrebbe essere reso necessario un esame a distanza, cosa che, a nostro parere, costituirebbe una discriminazione, che renderebbe ancor più grave lo stato di sofferenza di questi ragazzi e delle loro famiglie.

Alla luce di queste considerazioni, al fine di garantire quanto più possibile un sereno svolgimento dell’esame di Maturità 2020, e per tutelare la salute di insegnanti, personale ATA e studenti, Le chiediamo pertanto che esso venga svolto a distanza, modalità peraltro già messa in atto e sperimentata nelle varie università italiane per gli esami di laurea e di profitto.

seguono 318 firme di medici e docenti

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