Per l’ottavo anno consecutivo, il Collegio dei Docenti del Liceo Classico Statale “Terenzio Mamiani” di Roma ha detto di no all’Invalsi. Di per sé la notizia potrebbe sembrare irrilevante: in fondo, i vari Governi hanno progressivamente imposto i quiz del “Ministero della Verità” scavalcando completamente i Docenti. Che senso ha dunque proclamare ancora la propria opposizione?
Non la pensano così i Docenti del Liceo Mamiani, che, a maggioranza assoluta (solo una quindicina di contrari su ottanta), hanno approvato, il 19 febbraio, l’ormai consueta (dal 2011) delibera di «non collaborazione», in quanto ritengono «che le prove in questione siano avulse dalla funzione docente e dalla programmazione pedagogico-didattica dei singoli Docenti e del P.T.O.F.».
Una scelta di dignità, come hanno sottolineato alcuni interventi, perché «quando si subisce una violenza bisogna continuare a dire no»; altrimenti qualcuno potrebbe sospettare che abbiamo cambiato opinione, che la violenza ci abbia convinti e che abbiamo accettato la logica secondo cui è giusto che gli alunni siano valutati (anziché dai Docenti che li conoscono e che sanno su cosa poterli valutare) da un ente esterno, controllato dal Miur, e dunque dal Governo, e pertanto dal potere politico, e perciò dai mandanti di quest’ultimo: istituzioni europee, banche, multinazionali, Confindustria. Ossia da quei medesimi poteri che vogliono il “liceo breve” (contro il quale lo stesso Collegio del “Mamiani” si espresse all’unanimità il 12 settembre scorso).
Il liceo Classico Mamiani di Roma
Poteri fortissimi, che stanno condizionando sempre più la Scuola e distruggendo la libertà d’insegnamento (come un altro intervento, molto applaudito, ha rimarcato). Ché poi libertà d’insegnamento significa pluralismo, e quindi libertà d’apprendimento, e dunque possibilità di farsi opinioni autonome sulla realtà: ed il mandato che la Costituzione assegna alla Scuola è appunto quello di liberare i cittadini dagli ostacoli di ordine culturale che potrebbero impedirne il libero sviluppo e la partecipazione alla democrazia; non quello di sviluppare “competenze” minimali per l’esecuzione di ordini altrui.
Qualche Docente ha anche messo in risalto il pericolo costituito dalla circolazione dei risultati delle prove Invalsi nel web. Quest’anno, infatti, gli studenti svolgeranno i test al computer, inviandoli direttamente all’Invalsi. Come si può dormire sonni tranquilli, sapendo che, per definizione, nessun dato informatico è al sicuro e che i cosiddetti big data sono una merce sempre più appetita da multinazionali e governi? Stiamo forse dando il nostro fattivo contributo alla schedatura degli studenti italiani da parte delle onnivore energie animali del turbocapitalismo?
Altri Docenti hanno d’altronde osservato che far svolgere agli studenti le prove in date diverse (ma con i medesimi indovinelli) non offre certo alcuna garanzia circa la possibilità che i primi a svolgere le prove rivelino i contenuti delle prove stesse ai secondi, ai terzi, e così via. Ma si sa: la scelta di moltiplicare le date di svolgimento serve a privare i Docenti persino dell’arma nonviolenta dello sciopero (viste le draconiane norme antisciopero della legge 146/90, che semplicemente vietano scioperi multipli). Della serie “Noi siamo Noi, e voi non siete nulla”.
Pertanto, anche se vuolsi così colà dove si puote, i Docenti dello storico Liceo romano, memori delle prerogative loro concesse dalla Costituzione e dai Decreti Delegati (che fanno del Collegio dei Docenti un’istituzione deliberante della scuola italiana cui competono le decisioni relative alla didattica), hanno espresso ancora una volta il proprio parere in maniera ostinata e contraria a quanto disposto nella “stanza dei bottoni”. Anche perché, se autonomia dev’essere, che lo sia davvero: mentre quella che sperimentiamo dal 1999 è in realtà un’autonomia di facciata, sotto la quale si cela la gerarchizzazione, l’aziendalizzazione, l’accentramento dei poteri in mani sempre più estranee a quelle di insegnanti, studenti, genitori, lavoratori della Scuola.
Alvaro Belardinelli
Un Liceo, il “Mamiani” di Roma, considerato uno dei migliori d’Italia proprio dalla Fondazione Agnelli (da sempre fan degli “invalsiani” quiz). Come oramai molti sanno per esperienza, del resto, gli esiti dei test sono attendibili, per valutare scuole e studenti, come i sistemi per diventare milionari col Superenalotto. Sconfinata è la letteratura critica contro questo modello didattico e valutativo, ormai in via di abbandono proprio in quei Paesi anglosassoni che l’hanno introdotto (e i cui sistemi scolastici non sono certo migliori del nostro).
Ebbene, se qualcuno è fiducioso che prima o poi tutto questo lo dicano i pugnaci campioni dei sindacati “maggiormente rappresentativi”, si armi di santa pazienza e si prepari ad una durevole (e presumibilmente infruttuosa) attesa.
Alvaro Belardinelli
Rsu del Liceo “Mamiani” di Roma
Membro dell’Esecutivo Nazionale di Unicobas Scuola & Università
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