Per scongiurare l’affermarsi dell'”secessione dei ricchi” e di un regionalismo delle diseguaglianze, il 16 marzo saremo partecipi e protagonisti della manifestazione nazionale che si terrà a Napoli (ore 14.30, Piazza Garibaldi) contro l’Autonomia differenziata e il ddl Calderoli. I COBAS, presenti in tutte le piazze mobilitate negli ultimi mesi, ribadiscono le motivazioni della lotta iniziata nel febbraio del 2019, rimarcando l’assoluta contrarietà al disegno di legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, vero e proprio attacco all’unitarietà dei diritti sociali, destinato a produrre una cristallizzazione dei divari esistenti tra Regioni e un aumento delle disuguaglianze. IL DDL Calderoli prevede che i Lep (Livelli essenziali di prestazione, diritti da garantire in egual misura ad ogni cittadino/a a prescindere dal luogo di residenza) siano definiti in base ai costi dei fabbisogni standard: ma questo andrebbe a cristallizzare i divari già esistenti tra le Regioni. Il dossier consegnato al Senato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio parla chiaro: ha calcolato che, se venisse devoluta l’istruzione, servirebbero 4 miliardi per garantire il Tempo pieno o le palestre in tutte le scuole. Questi servizi essenziali non sono garantiti in egual misura in ampie aree del Paese: in Sicilia solo il 10% dei bambini/e ha assicurato il Tempo pieno contro il 50% dell’Emilia- Romagna. Secondo le simulazioni Svimez, le criticità emergerebbero negli anni successivi alla stipula delle intese, quando si determinerebbe un extra-finanziamento per le Regioni ad Autonomia differenziata.
L’Autonomia regionale differenziata porterebbe alla frantumazione del sistema unitario di istruzione: tutte le materie che riguardano la scuola, e oggi di competenza esclusiva o concorrente dello Stato, passerebbero alle Regioni, con il trasferimento delle risorse umane e finanziarie. Anche i percorsi PCTO, di istruzione degli adulti e l’istruzione tecnica superiore sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali, così come sarebbero decisi a livelli territoriali gli indicatori per la valutazione degli studenti. Anche le procedure concorsuali avrebbero ruolo regionale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali. Cosa resterà della contrattazione nazionale? Sarebbe destinat a mantenere una residuale funzione di cornice, introducendo una versione regionale delle “gabbie salariali”. Inoltre, altri servizi essenziali sarebbero a rischio come la Sanità o la perequazione infrastruttaurale ossia la necessità di garantire a tutti i/le cittadini/e una parità nella dotazione di strade e ferrovie.
Nell’ultimo rapporto Svimez – Save The Children “Una Paese, due cure”, nel considerare il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”, ovvero i flussi di pazienti che si spostano da una parte all’altra dello stivale per trovare cure migliori, si scopre che nei primi quattro posti per saldo positivo si trovano le 3 Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie, cioè Emila Romagna, Lombardia, Veneto (+ 10,7 miliardi); mentre 13 Regioni, quasi tutte del Centro-Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a 14 miliardi di euro. Al Sud persistono peggiori condizioni sanitarie, si fa meno prevenzione oncologica, è più alta la mortalità per tumore e il 22% dei malati oncologici del Sud si fa curare al Nord. Aumenta anche la migrazione sanitaria dei pazienti in età pediatrica: nel 2020 la media nazionale si attesta all’8,7% con punte che arrivano al 30, 8 % della Basilicata al 26,8% dell’Umbria e 23,6% della Calabria.
Desolante il recentissimo Rapporto “Pendolaria” di Legambiente in cui si fa il punto sul trasporto su ferro in Italia, che mette in evidenza un divario sempre più forte tra Nord e Sud su qualità e quantità del trasporto. A incidere soprattutto sul trasporto su ferro, con pesanti ripercussioni sul Sud Italia, sono i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico e le risorse economiche inadeguate.
Considerato che l’AD rappresenta un pericolo per il principio di uguaglianza nel quadro dei principali diritti costituzionali, salute, istruzione, università e ricerca, lavoro, previdenza, e per tutti questi motivi analizzati, i COBAS, impegnandosi pienamente il 16 marzo per la miglior riuscita della manifestazione nazionale, continueranno a battersi senza sosta per assicurare l’esigibilità dei diritti civili e sociali in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Rigettiamo dunque un progetto che smantella l’unitarietà della scuola pubblica nazionale e nega il principio di eguaglianza formale e sostanziale prevista dall’art. 3 della Costituzione, frammentando l’ assetto istituzionale del Paese e aumentando le distanze tra Nord e Sud, le diseguaglianze sociali, la disparità dei diritti. Contro ogni forma di Autonomia differenziata, non abbasseremo la guardia, proseguendo nelle mobilitazioni e nell’impegno per garantire bisogni e necessità dei più fragili, dei più deboli, dei più svantaggiati.
Carmen D’Anzi – Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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