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No dei sindacati allo stato giuridico

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"Con lo stato giuridico torniamo agli anni ’50, gli anni del primato del potere amministrativo sui diritti delle persone, gli anni delle scelte discrezionali" ha commentato Enrico Panini, leader della Cgil-Scuola. "Ovviamente, tutto viene giustificato in nome della "specificità". Peccato che quando si tratta di portare le retribuzioni in Europa questo Governo si dimentichi della specificità e metta a disposizione pochi euro frutto di dure riduzioni d’organico".

La Cisl-Scuola, invece, ha fatto rilevare, in un comunicato, che:"nel caso specifico, qualora ci fosse una conferma di portare avanti una tale iniziativa, si tratterebbe di una gravissima lesione del quadro – legislativamente definito – che regola il rapporto tra legge e contrattazione nella disciplina dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni".
"E tra l’altro" recita il comunicato "contraddice il protocollo d’intesa Governo-Sindacati del 4 febbraio 2002, dove si sottoscriveva l’affermazione della ‘prevalenza della contrattazione rispetto alle disposizioni di legge’ e si affermava l’impegno del Governo ‘ad evitare che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione’".
Deciso il commento di Massimo Di Menna, leader della Uil-Scuola: "C’è un accordo siglato dal vice premier Fini e dalle Confederazioni e una successiva direttiva firmata dal presidente del Consiglio, Berlusconi, che prevede un impegno del Governo a non intervenire per legge su materie contrattuali. Tale accordo e tale direttiva devono essere rispettate".
Infine, per fedele Ricciato, segretario generale dello Snals: "Il profilo del docente non va solo rivisto, come sostiene il ministro Moratti, ma anche valorizzato sul piano economico, varando un piano pluriennale di risorse per la scuola". "In ogni caso – ha concluso Ricciato – se la scuola deve rimanere nell’ambito del sistema privatistico, lo stato giuridico va riscritto per via negoziale e non certo per via legislativa".