Scrittore, poeta ma soprattutto drammaturgo e commediografo, il prestigioso Nobel per la letteratura è andato quest’anno a Jon Fosse con la seguente motivazione: “per le sue opere teatrali e la prosa innovative che danno voce all’indicibile. La sua immensa opera scritta in norvegese “Nynorsk” e che abbraccia una varietà di generi è costituita da una vasta gamma di opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni. Sebbene oggi sia uno dei drammaturghi più rappresentati al mondo, è diventato sempre più riconosciuto anche per la sua prosa”.
Premiato dunque per “la drammaturgia e la prosa innovativa che danno voce a ciò che non si può dire”, mentre già nel 2003 era stato nominato Cavaliere dell’Ordine nazionale al merito di Francia e nel 2015 aveva già ricevuto il Nordic Council’s Literature Prize, riservato ai migliori autori di origine scandinava.
Tra i titoli più noti in Italia: “Melancholia”, “Insonnia” e i testi di teatro, “Qualcuno arriverà”, “Inverno”, “Io sono il vento…, testi che fanno di Jon Mosse una delle voci più belle e innovative della letteraria scandinava e della scena internazionale.
Qualcuno ha pure parlato di novello Ibsen, visto che è stato tradotto in 40 paesi tra cui la Cina: “Io faccio il possibile per scrivere ciò che non si può dire, come dicevano Wittgenstein e Derrida”, e amo leggere “Heidegger e Wittgenstein”
Fosse è nato ad Haugesund nel 1959 e ha esordito nella scrittura nel 1983 con il romanzo Raudt, svart (Rosso, nero), sperimentando poi la narrativa breve, la poesia, la saggistica e la letteratura per l’infanzia.
Significativo il suo primo dramma “Qualcosa sta per arrivare, 1992-93” dove quell’indicibile della motivazione al Nobel si caratterizza soprattutto dalla scrittura scarna e pronta a cogliere “tutte le contraddizioni del linguaggio e delle reti relazionali, indagando temi quali la labilità della comunicazione, il divario generazionale e la precarietà dei rapporti familiari e di coppia”.
Il Daily Telegraph lo considera uno dei 100 geni viventi e, inoltre, gli è stato iconcesso, per meriti letterari, di risiedere nel palazzo reale di Grotten.
“Sono rimasto sorpreso quando mi hanno chiamato, ma allo stesso tempo non troppo”, ha dichiarato lo scrittore 64enne all’emittente pubblica norvegese NRK secondo quanto riportato da France Press. Aggiungendo: “Negli ultimi dieci anni mi sono preparato con cautela al fatto che questo potesse accadere. Ma credetemi, non mi aspettavo di ricevere il premio oggi, anche se c’era una possibilità”
“Sono sopraffatto e grato”, ha ancora dichiarato. “Considero questo premio un riconoscimento per la letteratura che mira soprattutto a essere letteratura, senza alcuna altra considerazione”.
Fosse è pubblicato in Italia da La Nave di Teseo
Fra i suoi libri più noti:
Mattino e sera ( nel 2019), libro che gli è valso la definizione di erede di Beckett e che racconta i due momenti estremi della vita. La nascita, cioè il mattino e la morte cioè la sera.
L‘altro nome. Settologia vol. 1-2 Due protagonisti e due artisti, il primo anziano, vedovo e intento a rimuginare sulla vita e la sua storia. Il secondo che invece conduce un’esistenza solitaria con la bottiglia di alcol come unica compagna di vita.
Io è un altro. Settologia vol. 3-5 È una sorta di seguito del precedente, torna indietro nel tempo e ci mostra l’inizio delle due vite. Gli amori nascere, le passioni sbocciare, i vizi crescere. Un libro che guarda avanti portandoci indietro.
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