Politica scolastica

Il nodo politico del contratto scuola è un bivio di verità

Il contratto scuola sta arrivando al bivio della verità, c’è chi già esulta per il fatto che le risorse destinate al bonus del merito e alla carta docente non potranno incrementare la base di partenza dell’aumento stipendiale di 85 euro lorde medie.

L’entusiasmo di chi spera in una chiusura di contratto sulla base economica degli 85 euro lordi medi e su una base giuridica che non tocchi la legge 107/2015 e la legge 15/2009, è dovuta al fatto che il Presidente dell’ARAN, il Dott. Sergio Gasparrini, ha spiegato che per l’utilizzo nel contratto scuola delle risorse economiche della legge 107 (bonus merito e card docenti) e di altre leggi come ad esempio la n. 218 (premi per meriti scientifici) bisogna fare una verifica politica, dal momento che l’atto di indirizzo di comparto non le cita esplicitamente.

Le parole del Dott. Gasparrini per gli addetti ai lavori sono state parole ovvie e scontate, ma nulla che possa essere letto come la conclusione di un film o la fine di un’opera teatrale. Quindi, dicono gli esperti di contrattazione, non si tratta di una chiusura, ma di affrontare un nodo politico per trovare la soluzione condivisa che onori gli accordi presi il 30 novembre 2016 riportati sul sito della Funzione Pubblica con protocollo n.188.

In tale accordo è scritto che il Governo, nell’esercizio della delega di cui all’articolo 17 della legge 124 del 2015, si impegna alla definizione di un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio, a favore della contrattazione, del rapporto tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro per i dipendenti di tutti i settori, aree e comparti di contrattazione, per una ripartizione efficace ed equa delle materie di competenza e degli ambiti di azione della legge e del contratto. A tal fine il Governo si impegna a rivedere gli ambiti di competenza, rispettivamente, della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti.

Questo è il cuore politico-sindacale dell’accordo del 30 novembre 2016, se, per il comparto scuola, dovesse venire meno l’attuazione formale di questo punto, allora il contratto rischierebbe di non trovare la firma della maggior parte dei sindacati.

Non si tratta solamente del fatto di utilizzare le risorse del bonus del merito e della card docente per consentire al personale scolastico di avere un deciso incremento stipendiale ( si potrebbe arrivare fino a 140 euro) rispetto alle attuali 85 euro lorde e al mantenimento delle 80 euro concesse da Renzi per le retribuzioni più basse (che per inciso andrebbero già ad incrementare l’aumento medio di 85 euro), ma si tratta anche di capire se si privilegerà la legge o il contratto per quanto attiene l’organizzazione del lavoro di tutto il personale scolastico.

Adesso tocca aspettare i prossimi incontri, a partire da quello dell’11 gennaio 2018, per avere maggiore chiarezza su quello che potrà essere il CCNL scuola 2016/2018 in chiave economia e giuridica.

Lucio Ficara

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