I lettori ci scrivono

Noi, docenti esclusi dall’insegnamento all’estero

Desidero portare la mia testimonianza di docente a cui non è stato garantito, come
ad altri, il diritto di partecipazione ad un concorso pubblico.

I docenti italiani, previo superamento di procedure selettive, possono essere assegnati ad istituzioni scolastiche all’estero. Diritto questo garantito a tutti… tranne che ad un folto gruppo di unità di personale scolastico tra cui la scrivente, Concetta Disano, e Maddalena Gatos, Giovanni Azzolina, Giusi Machì.

Insieme ci rivolgiamo a voi per esprimere con forza il nostro profondo rammarico per quella che riteniamo fondatamente una palese discriminazione, in quanto docenti esclusi dal concorso per l’insegnamento all’estero, bandito con Decreto n. 2021 del 01-08-2019, a causa dell’applicazione dell’art. 37 c. 8 del D.Lsg 64/17.

Suddetto decreto stabilisce le nuove regole per il reclutamento del personale Docente, Dirigente e Ata da destinare all’estero, e la commissione esaminatrice ha ritenuto giusto applicare un articolo che è già di per sé fortemente discriminatorio, in quanto esclude a priori una serie di docenti solo in base alla data in cui si trovavano in servizio e non in base ai requisiti oggettivi posseduti dagli stessi.

L’articolo che prevede la nostra esclusione, recita infatti: Articolo 37 comma 8 Decreto 64 del 2017 – “Il personale già destinato all’estero alla data di entrata in vigore del presente decreto può permanervi fino a nove anni scolastici nell’arco dell’intera carriera. Il personale interessato cessa di diritto dal servizio all’estero a decorrere dall’anno scolastico successivo al compimento di detto periodo”.

In primis occorre rilevare la disparità di trattamento tra pari che l’applicazione letterale, e non in senso costituzionalmente orientato COME AVREBBE INVECE DOVUTO ESSERE, di questo articolo ha determinato.

Infatti parecchi sono stati i colleghi che nelle nostre stesse condizioni sono stati ammessi, sol perché non in servizio all’estero il 31 maggio 2017.

Occorre rilevare un aspetto che ci sembra giuridicamente folle, sicuramente incostituzionale, quello di stabilire per legge che una piccola parte di tutto il personale scolastico italiano con contratto a tempo indeterminato È PRIVATO di un diritto che invece a tutti gli altri è riconosciuto.

Non è ammissibile pensare che pochi docenti possano essere privati dalla possibilità di esercitare un diritto che invece è garantito alle rimanti centinaia di migliaia.

Quel comma dice che qualcuno cessa dalla possibilità di avere un diritto. Tradotto significa che il legislatore è consapevole che il servizio all’estero è un diritto, ma contemporaneamente statuisce che chi era in servizio all’estero il 31 maggio 2017, non potrà più esercitarlo. Quando mai una legge dello Stato, che deve essere scritta secondo il dettato costituzionale, ha come obiettivo quello di togliere diritti ad alcuni e mantenerli per tutti altri appartenenti alla stessa categoria?

Qui stiamo parlando di diritti negati, di diritti eliminati per legge, stiamo parlando di un comma che dice chiaramente che qualcuno non ha più il diritto di esercitare un diritto, sol perché la sorte lo ha voluto in servizio all’estero in un dato giorno.

Non è possibile accettare senza lottare che i diritti siano affidati ad una lotteria. Non esiste una sola ragione logicamente accettabile che giustifichi questo obbrobrio, specie adesso che chi ha fatto più di DODICI anni all’estero è stato ammesso alle prove.

Non si comprende perché siano stati ammessi ai colloqui docenti con oltre 9 anni di servizio all’estero, alcuni addirittura 12 e in età quasi pensionabile, anche se il comma 21 dello stesso decreto parla di un numero massimo di 12 anni da svolgere all’estero e dell’obbligo di garantire un mandato di 6 anni.

Questi insegnanti potranno dunque permanere all’estero nell’arco dell’intera carriera anche fino a 18 anni, mentre un cospicuo gruppo di docenti non può farne più di 9 solo ed esclusivamente per il fatto che si trovava in servizio all’estero nel momento esatto in cui è entrato in vigore il decreto (31 maggio 2017).

Chi è escluso dunque è privato del diritto di accedere a qualsiasi bando di selezione per il futuro, pur avendo i titoli per partecipare. Auspichiamo dunque che la nostra sfortunata condizione venga alla luce e si intervenga in nome dell’equità che sta alla base di ogni società civile e della Costituzione Italiana, non generando disparità prive di logica all’interno di una stessa categoria di lavoratori e che si riveda tale articolo del decreto, permettendo agli esclusi di partecipare al suddetto bando di selezione in quanto in possesso di tutti i requisiti richiesti.

Concetta Disano
Maddalena Gatos
Giovanni Azzolina
Giusi Machì.

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