Ricorre oggi la Giornata mondiale degli insegnanti, per l’Unesco meritevoli di essere ricordati e di avere riconosciuta la loro straordinaria funzione in ogni Paese.
Guardando all’Italia sembra però un’altra storia.
In Italia gli insegnanti siamo quella categoria di privilegiati per tre mesi di ferie, per il lavoro settimanale ridotto rispetto agli altri lavoratori del PI e del settore privato, per le condizioni contrattuali “favorevoli” ed “uniche”.
In Italia siamo quelli che lavorano poco e si lamentano pure, a detta di tanti espertoni che parlano di scuola senza aver mai messo piede in una scuola.
In Italia siamo quelli che spesso sono chiamati a colmare l’inadeguatezza genitoriale o addirittura l’inerzia del ruolo della famiglia o ad essere gli unici rappresentanti dello Stato nel territorio.
In Italia siamo quelli che devono sopportare aggressioni fisiche, verbali e mediatiche che minano l’autorevolezza della funzione docente e il ruolo istituzionale della scuola.
In Italia siamo quelli che subiscono – nell’indifferenza di tanti – la disapplicazione dell’articolo 36 della Costituzione Italiana.
Ciò nonostante, noi docenti italiani siamo fieri del nostro ruolo e ci godiamo la nostra giornata sapendo che per molti nostri concittadini siamo una categoria di privilegiati che pretendono ancora più privilegi.
In fondo lo siamo davvero dei privilegiati: basta leggere l’Articolo 33 della nostra Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e studiare la storia civile e sociale della nostra Italia.
Rosolino Cicero
Ancodis
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