“Ci chiedono di lavorare con un contratto scaduto da sei anni. E con quello che il governo Renzi ci vuole dare, è voler creare un domani sul nulla: senza uno stipendio adeguato non c’è dignità e riconoscimento del ruolo”.
Lo sfogo è di Franco Flamini, un insegnante ultra 60enne che insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado, all’Istituto Comprensivo di Marino, alle porte di Roma. Il riferimento del docente, da quasi quarant’anni dietro la cattedra, anche sindacalista, è all’incremento di meno di 10 euro lordi previsti dalla Legge di Stabilità per i docenti, come del resto per tutti i dipendenti pubblici, il cui ultimo adeguamento stipendiale è fermo al 2009.
Le parole di Flamini, rilasciate all’Ansa, si rifanno a quelle pronunciate la mattina da Papa Francesco ricevendo in Vaticano il mondo della scuola cattolica, che ha sottolineato come gli insegnanti siano tra i lavoratori più malpagati, perchè “semplicemente lo Stato non ha interesse, perchè se lo avesse le cose non andrebbero così”.
L’insegnante-sindacalista ricorda che “non è la prima volta che il Papa parla del nostro lavoro, perché sa benissimo che molto passa proprio attraverso le nostre figure, il nostro ruolo. Forse neanche lo immaginavamo. Il discorso dell’accoglienza, di una società multietnica, multiculturale, tutto passa attraverso la scuola. Guardiamo ai problemi che ci attanagliano in queste ore”.
Certo, conosciamo il dramma della disoccupazione, lo vediamo nelle facce dei bambini e dei ragazzi, ma abbiamo bisogno di un riconoscimento morale ed economico”.
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Le risposte sono necessarie “perché abbiamo bisogno di persone che amino il loro lavoro. Io insegno lettere, la più bella materia che esiste, da quasi quarant’anni e, le assicuro, non ho perso l’entusiasmo”. Però uno stipendio adeguato vuol dire dare “dignità, riconoscimento del ruolo”.
“Siamo molto malpagati e se non rimettiamo al centro la scuola, la formazione, rischiamo di creare un mondo disumano”, sottolinea il prof di Lettere.
Il docente concorda con il Papa anche quando avverte che la scuola rischia di diventare selettiva: “dobbiamo aprire gli istituti anche il pomeriggio, non per le ripetizioni ma per dare il modo ai ragazzi di arricchirsi, di avere delle opportunità che fuori non hanno”.
Flamini, però, tiene a specificare che i colleghi che operano nelle scuole cattoliche stanno peggio di chi insegna nelle pubbliche: “perché oltre ad essere insegnante sono anche un sindacalista. Occorrerebbe che le scuole private cattoliche trattassero i professori come tali. Sono proprio loro i meno pagati di noi, già tutti malpagati. E aggiungiamo, spesso anche leggermente sfruttati perché chiamati a lavorare oltre misura”, conclude il prof-sindacalista.
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