Un anno e mezzo fa, ci hanno soprannominate “le mamme dell’Arena”, siamo tornate il 6 novembre nella trasmissione di Massimo Giletti su Rai1 per dare ancora voce alla situazione irrisolta delle insegnanti madri di figli disabili gravi, titolari fuori provincia, costrette a percorrere giornalmente centinaia di chilometri e che dovrebbero invece lavorare nel paese di residenza del proprio figlio disabile. Questo avviene perché non c’è una tutela adeguata.
La provincia di Agrigento è “una provincia blindata”, la situazione è molto grave, gli unici a lavorare vicino casa sono gli insegnanti beneficiari dell’art. 21 della legge 104/92. I numeri sono elevatissimi e la magistratura sta indagando, ma i nostri figli non possono aspettare i tempi della giustizia.
E’ una realtà che nessuno dovrebbe mai vivere quella di avere un figlio disabile grave e non poterlo accudire come si dovrebbe. E’ un’ingiustizia a cui il MIUR avrebbe dovuto porre fine già da diversi anni, da quando cioè nel 2012 con nota prot. n. AOODGPER9672 del 18/12/2012, si impegnava “in considerazione ai numerosi casi riguardanti il personale scolastico che presta assistenza a familiari con gravi disabilità” a proporre “in sede legislativa di attribuire, ai fini del riconoscimento delle precedenze nella mobilità, un più giusto peso a tali gravi situazioni, meritevoli di maggiore attenzione e tutela”.
A tutt’oggi attendiamo tali interventi. Pensiamo che il diritto dei nostri figli di essere assistiti dalla propria madre sia sacrosanto e in provincia di Agrigento è stato calpestato per anni da coloro che hanno abusato di una legge di civiltà.
La provincia di Agrigento è quella che ha fatto gridare l’On.nFaraone allo scandalo dei “furbetti”, definendo quanto accade ad Agrigento un “sistema malato”.
L’On. Faraone ha preso atto del fatto che nei riguardi di chi è genitore di un disabile grave sia necessario “intervenire sui criteri” che regolano la mobilità.
Chiediamo quindi di cambiare la normativa nel rispetto della dignità umana delle famiglie che vivono reali problemi di disabilità.
Chiediamo che questo impegno si concretizzi al tavolo della contrattazione che in questi giorni vede impegnati MIUR e Sindacati. Ministero, politica e sindacati insieme debbono assumersi la responsabilità di decidere per il bene dei nostri figli e per la serenità delle nostre famiglie. Non accettiamo nessuno scaricabarile.
Secondo quanto stabilito nell’art. 7 del CCNL, relativamente alle precedenze sui trasferimenti e assegnazioni provvisorie, la disabilità personale a partire dal 67% è prioritaria rispetto a quella di un figlio al 100%. Quindi anche se l’art 33, comma 5 del CCNL sulla mobilità prevede che “Il lavoratore di cui al comma 3 ha diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere”, in provincia di Agrigento “patria delle 104” ciò non potrà mai realizzarsi.
Sono decine e decine le domande che giungono all’Ufficio scolastico provinciale e a prevalere sono sempre “i soliti noti”, mentre gli “ignoti” coloro che ne avrebbero veramente diritto restano fuori.
“Ove possibile” diventerebbe certezza se l’invalidità al 100% del proprio figlio disabile, fosse prioritaria nella mobilità rispetto all’invalidità personale al 67% o peggio alla “falsa” invalidità.
Da oltre dieci anni chiediamo trasferimento, ma la situazione non cambia, semmai sono cresciute le false invalidità. PRIORITA’ ASSOLUTA solo ed esclusivamente per i genitori docenti che assistono figli disabili gravi, un provvedimento legislativo analogo alla legge 100, questo è quello che chiediamo, il diritto di conciliare lavoro e famiglia, diritti garantiti costituzionalmente.
Le buone leggi sono una necessità, e quale necessità è più importante di un figlio disabile bisognoso di cure ed attenzioni? Dove è garantita l’assistenza continuativa e globale a cui hanno diritto i nostri figli? Tutti i genitori devono stare accanto ai propri figli disabili, qui non esiste merito o anzianità di servizio, come non esiste per la legge 100. Una percentuale, come da qualche parte è stato proposto, non sarebbe affatto la soluzione ottimale, creerebbe differenze ingiustificate, perché lascerebbe sempre lontano un figlio dalla propria madre.
Quale criterio potrà stabilire che Andrea avrà la mamma vicina, e Giuseppe ancora dovrà aspettare? Si tratta di un diritto che molti giudici in diverse sentenze, Corte d’Appello di Cagliari, Tribunale del Lavoro di Genova, hanno riconosciuto, derogando a quanto stabilito nel CCNI.
È necessario che si prenda atto di questo e si proceda tutti nella stessa direzione, che lo Stato stia tutto dalla stessa parte.
Visto che la malattia dei nostri figli è incurabile, quale dottore, nell’assordante silenzio dei sindacati della scuola, può curare simile stato patologico?
Al sottosegretario, che non si è mai sottratto ad un nostro confronto, che in diverse occasioni ha avuto modo di conoscere i nostri figli e che ha attenzionato le nostre delicate situazioni familiari, vorremo invece chiedere di fare un altro passo avanti, quello che serve. Le leggi si cambiano e si migliorano in Parlamento.
Non vorremmo tornare all’Arena tra un anno e raccontare ancora lo stesso problema irrisolto. Non trovare una soluzione definitiva sarebbe un fallimento delle istituzioni, un fallimento della politica, un fallimento dei sindacati, un fallimento di tutti coloro che sono al corrente di questa situazione e lo sono oramai da anni.
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