Scrivo ricollegandomi a quanto Enrico Sorgente (che non conosco, ma immagino sia un docente come me) ha già magistralmente risposto alla lettera, gravemente offensiva, inviata da una signora.
Ad ogni modo: non occorre aggiungere troppo a quanto già il collega ha puntualmente evidenziato. Modalità, contenuti e tempi di somministrazione di quella prova sono stati VERGOGNOSI, come VERGOGNOSO è l’ardire di chi pur non avendo vissuto tanto strazio sulla propria pelle si permette di sentenziare così drasticamente. “A casa chi non superi quel concorso!”. Addirittura? Il patibolo no? Io ci penserei.
“Cara” signora, Le ricordo inoltre che proprio noi 64mila (precari storici, cui era rivolta quella follia di prova che di straordinario, le assicuro, NON AVEVA NULLA!), siamo GLI STESSI che DA ANNI mandiamo avanti (gran) parte della scuola pubblica. Facciamo lezioni, consigli, scrutini, firmiamo pagelle, diplomiamo e bocciamo. Insomma: FACCIAMO IL NOSTRO LAVORO. E lo facciamo, molto spesso, lontani ore e ore di viaggio dalle nostre madri, dai nostri affetti, dalla nostra terra.
Amiamo i nostri studenti, giorno e notte cerchiamo di aiutarli a crescere, e migliorarsi. Abbiamo cura di loro, e del sapere che proviamo a trasmettere. Perché siano cittadini migliori, perché abbiano testa e cuore. Quelli che nella sua lettera, “gentile” signora, purtroppo latitano.
Al collega giro infine la stima di migliaia di lettori (docenti precari “storici” come me e lui) che, da Catania a Trento, leggendo il suo intervento si sono alzati e con la mano al cuore, un cuore ormai stanco, hanno pensato: “BRAVO!”.
Vincenzo Guastafierro