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“Non aver paura”: psicologi accanto ai bambini di Bruxelles

Dopo gli attentanti i bambini belgi sono tornati subito a scuola ma sono stati nello stesso tempo rinforzate le misure di sicurezza, sospese le gite, limitate al massimo le uscite dall’aula, mentre materiali “didattici” sono stati diffusi , perché i bambini sappiano, conoscano, comprendano, ma nel modo più adeguato alla loro età.

Il ministero dell’Istruzione ha diffuso una circolare per annunciare le misure di sicurezza e vigilanza supplementari adottate nei pressi degli istituti scolastici e fornendo una serie di indicazioni a insegnanti e polizia addetta alla sorveglianza: tra queste, tenere i bambini all’interno e rinviare tutte le attività extra-curriculari, essere vigili e segnalare la presenza di eventuali estranei sospetti, rivedere o elaborare un piano di emergenza, ma anche parlare con i bambini e i ragazzi, che “ hanno appreso la notizia da radio, televisione e social media. Le immagini da Bruxelles e i discorsi sulla crescente minaccia del terrorismo possono destare preoccupazione e dubbi nei giovani. Il consiglio è quello di dedicarsi a loro in questa direzione”.

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A questo scopo, sono stati diffusi materiali all’interno delle singole scuole, su come “informare in modo corretto” e “parlare con il giusto linguaggio”. Tra i materiali forniti ai genitori, c’è un vademecum su come affrontare la questione coi bambini.

Il consiglio generale, scrive Il Redattore sociale,  è di “non ignorare le domande dei vostri figli”, ma al tempo stesso “controllare le proprie emozioni prima di parlare con loro, per non rivelare le proprie paure e le proprie ansie”. Occorre poi rassicurare il bambino che “Sebbene Bruxelles sia vicina a lui, sono state elevate le misure di sicurezza e tutto è sotto controllo”. Si consiglia poi di controllare e limitare l’accesso dei bambini ai notiziari televisivi, indirizzandoli possibilmente verso quelli a loro dedicati. Informare quindi è giusto e doveroso, ma la raccomandazione è anche di “non dare più informazioni del necessario”.

Attenzione ai bambini di 10 anni, questi “possono davvero sentirsi in pericolo perché capiscono molto. Fanno domande e vogliono sapere, ad esempio, il significato del terrorismo. A questa età possono comprendere quali sono le conseguenze per i civili. E potranno anche fare domande circa il ruolo dell’Islam. Questi bambini hanno un grande bisogno di informazioni, su ciò che vedono e sentono. Ma è importante rassicurare perché si sentano protetti”. Gli adolescenti invece “possono reagire in modo molto diverso, fino a provare veramente ansia. Proprio quando un adolescente reagisce con violenza emotiva, è importante far sapere che è parte della famiglia e che i genitori saranno sempre lì per loro”. 

Pasquale Almirante

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