Il mondo della scuola è in subbuglio.
Il 23 maggio c’è stata una mobilitazione generale in tutta Italia per protestare contro le politiche portate avanti dalla ministra Azzolina, un autentico attacco al lavoro e al futuro dei docenti precari. Il famigerato concorso ribattezzato “ammazzaprecari” viene portato avanti senza alcun ritegno nei confronti delle migliaia di docenti precari che hanno sostenuto la scuola per anni e hanno garantito la loro presenza e la loro preparazione nell’ambito della didattica a distanza.
Cosa vuole imporci questo governo?
Un concorso in piena pandemia. Un concorso quiz a crocette è iniquo e divisivo e non tiene conto della vera palestra di formazione di noi insegnanti: il lavoro insieme ai nostri studenti.
Questo concorso sin dall’inizio ha previsto un numero risicato di posti: solo 24.000. A questi dovrebbero aggiungersi altri 8000 posti su concorso straordinario. Peccato che le cattedre vuote a settembre saranno circa 200.000. Inoltre passa inosservata la questione dei requisiti di accesso al concorso: gli insegnanti di sostegno verranno esclusi a priori, insegnanti che coincidono con la quasi totalità dell’organico di fatto.
Siamo all’ultimo atto.
In Parlamento è in discussione la conversione del decreto. Il Coordinamento Precari della Scuola Autoconvocati nella data di oggi ha indetto un presidio davanti alla prefettura e ha proclamato uno stato di agitazione, in prospettiva di uno sciopero generale della scuola.
Chiediamo:
Ritorno a Scuola a settembre? Certa ma solo in sicurezza e a certe condizioni!
Ci vuole un enorme investimento per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, che già versavano in condizioni penose prima della pandemia. In Italia ci sono infatti circa 2400 siti con presenza di amianto e su circa 50.00 scuole censite il 90% non rispetta i criteri antisismici. In quest’ottica la cifra di 1,5 miliardi di euro stanziati dal Decreto rilancio, è irrisoria.
Tornare in sicurezza e tutelare la salute di studenti e lavoratori significa assumere e aumentare gli organici e prevedere un rapporto docenti/studenti di 1:10 garantendo così anche il distanziamento opportuno per evitare un eventuale contagio. Inoltre si ravvisa in tal senso la necessità di nuovi spazi adeguati alla didattica in presenza ponendo fine alle “classi pollaio”.
Questo finché la comunità scientifica non avrà una visione chiara e concorde sulla dinamica del virus.
Senza questi presupposti non è possibile riaprire.
Il futuro è adesso, non ci può essere apertura in sicurezza senza stabilizzazione.
Coordinamento Precari della Scuola Autoconvocati
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