Il sindaco di Nocara, in provincia di Cosenza, non avendo più a chi rivolgersi, dopo avere constatato di persona che i dirigenti dell’Ufficio scolastico provinciale facevano spallucce, anzi, lo trattavano quasi con sufficienza, ha preso carta e penna e ha scritto alla ministra Fedeli, lanciando un accorato appello: non mi chiudete la scuola!
È vero, spiega il sindaco, che il comune di Nocara conta solo 390 anime, ma è anche vero che se il Miur chiude, non nominando il personale docente, la scuola secondaria di primo grado con una pluriclasse di 5 alunni e ridimensiona la scuola dell’infanzia al solo turno antimeridiano, significa penalizzare ancor più fortemente e drammaticamente una comunità già indebolita dalla viabilità, trasporti, clima rigido, difficoltà di natura logistica e ambientale.
Insomma, cerca di spigare il sindaco, non solo siamo isolati, abbiamo difficoltà di varia natura, scarseggiano le nascite, senza attività produttive e per colmo di “cinismo” ci venite pure a chiudere l’unica speranza, la scuola per i bambini, che ci rimane nel nostro territorio?
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Suvvia signora ministra, chiosa il primo cittadino, “ripristini a Nocara l’organico richiesto” e poi ci venga a trovare: “Sono certo che una sua visita a Nocara potrebbe decidere positivamente sul futuro di questa comunità.”
Ministra Fedeli, ci permettiamo dire, l’istruzione passa anche per le comunità montane e anche per quelle più sperdute e isolate della nostra Nazione, che non si possono ancor più condannare sull’altare del risparmio forzoso. Un risparmio che, forse abolendo un solo vitalizio di uno solo dei tanti parlamentari si potrebbe recuperare nella riacquistata serenità dei pochi abitanti di quel lontano e sperduto comune del sud. Faccia in modo che sul bagnato, una volta tanto, si apra un ombrello.