I lettori ci scrivono

Non ci stiamo a condannare uno studente in base a un rendimento non quantificabile

EveryOne Group, organizzazione internazionale per i diritti umani, ha inviato insieme a un gruppo di insegnanti un appello al Ministero dell’Istruzione, in risposta alla circolare del Miur, firmata dal Capo dipartimento Stefano Versari, in cui è spiegato ai docenti di scuola superiore come dovrà finire l’anno scolastico e come essi procederanno con la valutazione finale. Nel testo della circolare, nonostante sia specificato che si dovrà tenere conto delle difficoltà incontrate durante l’intero anno scolastico, è precisato che tornano le bocciature in base alla valutazione finale degli studenti. 

L’appello chiede al Ministero di soprassedere a questa decisione riguardante la valutazione finale, “che rischia di trasformarsi in una serie di bocciature dei più fragili che in genere coincidono con i non benestanti”.
“Non possiamo far ripetere l’anno a ragazzi che non siamo stati in grado di sostenere,” prosegue la lettera al Miur, “non possiamo punire i giovani a causa della difficoltà, del dolore, dell’isolamento che li colpisce in questo terribile periodo in cui li abbiamo lasciati troppo spesso a se stessi; tantomeno riguardo agli studenti con disagio sociale o personale. Sono disagi che neanche le scienze sociali sono ancora riuscite a inquadrare correttamente.

Ci vorranno anni, prima che possano essere definiti i disagi e le patologie cagionati da questa nuova, tragica pandemia. Dunque, come si può anche solo pensare di ‘condannare’ un giovane, uno studente, in base a un ‘rendimento’ che non è quantificabile in questo periodo che è drammatico per tutti, quasi come se vi fosse un perenne stato di guerra?”.

“Ho scoperto solo a maggio,” scrive la docente Daniela Malini, tra i promotori dell’appello, “che una mia studentessa è in Italia da pochi anni e a casa parla solo arabo. Ho 120 studenti con 120 problemi diversi e a distanza tante cose non emergono. Il ministro dovrebbe parlare e scrivere in modo chiaro, perché se ci si affida al buon senso delle singole scuole saranno commesse molte ingiustizie. I poveri non hanno uno staff familiare di sostegno e tanti ragazzi con minori possibilità si sono letteralmente persi. Non siamo in grado di valutare il percorso dei ragazzi perché è mancata la scuola come strumento di uguaglianza sociale. A giugno non possiamo decidere contando le insufficienze: i ragazzi con mezzi e seguiti a casa hanno avuto molte possibilità in più”. 

In base alle considerazioni, alle evidenze esposte nell’appello, i firmatari chiedono al Miur di ripensare le direttive in materia di valutazione degli studenti delle scuole superiori, evitando bocciature che rappresenterebbero altrettante ingiustizie, imperdonabili nei confronti di tanti ragazzi che hanno guardato alla scuola come a uno scoglio di speranza e socialità cui aggrapparsi, ma che rischiano ora di sentirsi “traditi nel modo più disumano, crudele e irrazionale”. 

EveryOne Group

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