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Non ci tengo a piacere ai ragazzi, l’importante è che piacciano loro a me. Altrimenti questo lavoro non lo devi fare

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In realtà forse dovrei scriverlo con la acca aspirata o con un accento grafico ma non è importante, perché quella parola in italiano non esiste.

È più che altro un verso tipico dello studente medio, utilizzato dalla prima media in su.

A volte arriva in corridoio mentre i ProOoof sono in 5 e la cosa strana è che si gira sempre il Prof giusto. Senza eccezioni.

Forse il merito è dei Prof, forse dei ragazzi che riescono a dare qualche sfumatura diversa al loro richiamo. Nessuno lo sa.

Comunque io lo sono. Sono anche uno scrittore, ma di questo ne parliamo altrove.

Oggi faccio il Prof.

I ragazzi mi piacciono. Quasi tutti, quasi sempre.

Ma passano, per fortuna o purtroppo. La scuola scorre come un fiume e tu sei il deficiente sulla sponda. Il fiume ti passa accanto mentre butti tutto quello che puoi nella corrente. Non ci sono utili nel mio lavoro, non ci sono prodotti finiti, solo il tuo sforzo, giorno dopo giorno.

Se va bene, se proprio sei fortunato, vedi galleggiare qualcosa laggiù all’orizzonte dopo che il fiume è confluito nel mare. In genere il confine tra la scuola e la vita è proprio lì, tra acqua dolce e il mare.

Laggiù vedi qualcosa che galleggia. Sono lavoratori, studenti universitari, padri, madri e i loro figli. Li trovi sui social con cui sei in contatto e leggi i loro post a proposito di lavoro, politica, figli e altro. La vita insomma.

A volte li vedi per strada. A volte ti abbracciano. Con un collega abbiamo convenuto su come ex teppisti, hooligan e spacciatori siano i più affettuosi. Magari li hai bocciati ma non se lo ricordano. La regola fondamentale è che con chiunque ragazzo tu abbia a che fare, sia necessario un confronto. Note, sospensioni, brutti voti. “Senti ma perché ti metti nei guai?”

In genere non cambia niente ma anni dopo, degli armadi semoventi ti vengono ad abbracciare e ti presentano la famiglia. Non è successo solo una volta, nè due, né tre.

Mi piace.

Comunque faccio il prof. Dicono sia un lavoro da missionari. Nel senso che ti pagano poco e ti sabotano, è vero, se intendi che devi evangelizzare dei cannibali, allora è falso.

Mai salvato nessuno. Non ci tengo a piacere ai ragazzi, non me ne preoccupo proprio, l’importante è che piacciano loro a me. Altrimenti questo lavoro non lo devi fare.

“ProOoof, posso uscire? Ho il ciclo.”

“ProOoof ho perso il libro.” “Ai dadi?”

“ProOoof avete perso di nuovo in coppa.” “Interrogato”.

ProOoof…

ProOoof…

Rimani lì a guardare il fiume. Cosa rimarrà all’orizzonte?

Maurizio Biagini