In costante aumento le certificazioni nelle scuole per disturbi dell’attenzione, iperattività, autismo, dislessia, discalculia, ecc. Sembra in pratica che molti bambini, un tempo forse definiti indisciplinati o in difficoltà, oggi hanno una diagnosi medico-psichiatrica precisa: ma può essere?
L’autrice, Daniele Novara nel suo libro, “Non è colpa dei bambini” (Bur-Rizzoli) tratta questo delicato argomento e spiega che occorre fare ‘attenzione’, perche la possibilità di avere qualche disturbo “nel vero senso della parola” è abbastanza raro, mentre l’educazione e la pedagogia hanno ceduto il posto a una eccessiva medicalizzazione: “La colpa appunto di un sistema adulto che improvvisamente ha dimenticato cosa vuol dire essere bambini ed essere ragazzi e quindi invece di organizzare dei dispositivi adeguati all’età pensa così di correre, di anticipare, per cui a un bambini di 3 anni viene tolto il pisolino, a un bambino di 5 si spiegano i motivi della separazione dei suoi genitori, a un bambino di 7 lo si mette nel lettone al posto del papà quando il papà è in viaggio per lavoro”.
“Bisogna recuperare l’orgoglio dell’essere adulti e dell’essere educativi- spiega l’autice-, non voler essere amici dei figli, voler invece essere dei riferimenti educativi, non voler mettersi alla pari, non farli entrare in bagno quando ci siamo noi, cose anche molto semplici e io mi meraviglio sempre che i giornali dicano ‘un pedagogista controcorrente’, ma io dico delle cose normalissime”.
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