“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!” diceva Michele Apicella, il personaggio di Nanni Moretti, in Palombella Rossa, film del 1989. Trentacinque anni dopo, queste parole non hanno perso neanche un pizzico di smalto, tanto più che all’epoca non c’erano ancora gli smartphone, né tantomeno – i social, che oggi sono invasi dalle parole, molte delle quali non sono “giuste”, non sono “importanti”, ma vuote, cattive, insultanti. Armi affilate che, come la cronaca purtroppo ci ricorda, possono ferire o anche uccidere.
È proprio per educare all’uso consapevole delle parole che parte anche quest’anno a Bergamo il progetto “Il mio primo telefono”, giunto alla sua terza edizione. Come riporta in questi giorni Il Corriere della Sera, si tratta di un percorso educativo ideato dall’Associazione Parole Ostili e finanziato dal Comune di Bergamo che lo ha realizzato in 40 classi delle scuole medie della città. Parola d’ordine e pilastro del progetto: non dire in Rete quello che non avresti mai il coraggio di dire di persona. Un principio, questo, che sta al primo posto nel decalogo del Manifesto della comunicazione non ostile che si può trovare sul sito dell’associazione. Gli altri nove punti-cardine sono i seguenti: le parole che scelgo raccontano la persona che sono, mi rappresentano; mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso; nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura; scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri; so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi; condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi; non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare; non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi; quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Principi saggi ed equilibrati sui quali ragioneranno circa 800 ragazzi e ragazze della secondaria di primo grado, guidati da cinque formatori dell’associazione “Parole ostili” e da una ventina di docenti referenti.
L’obiettivo è quello di far riflettere i ragazzi su temi sensibili che li riguardano da vicino: bullismo e cyberbullismo, fake news, odio in Rete, privacy, rischi e opportunità di Internet e dei social.
Intervistata dal quotidiano milanese, una docente dell’Istituto comprensivo Donadoni di Bergamo sottolinea il fatto che su Internet i ragazzi spesso parlano con leggerezza e non si rendono conto delle conseguenze delle loro parole e comportamenti. Il percorso educativo si sofferma, dunque, sull’importanza del linguaggio da adottare in Rete e sui social, responsabilizzando i ragazzi e rendendoli consapevoli del fatto che è facile, con le parole, colpire ed essere colpiti e che tutto ciò che avviene online non è destinato a restare nel mondo virtuale, ma ha pesanti ricadute in quello reale.
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