Il 9 e il 10 novembre si è svolto a Roma il Seminario Nazionale EPALE, che ha voluto indagare lo stato dell’arte e le azioni di rete per contrastare la povertà educativa.
Vi hanno preso parte docenti, dirigenti scolastici, esperti dell’orientamento, dai Centri per l’Impiego alle associazioni del terzo settore, ma anche docenti accademici e referenti dell’Agenzia Nazionale Indire e INAPP.
Al centro del dibattito, che ha visto una partecipazione attiva e sentita da parte dei vari esperti e del nucleo dei circa 100 selezionati tra quanti hanno manifestato interesse, numerosi temi, tra i quali: gli esiti del Rapporto “Patti educativi territoriali e percorsi abilitanti” del Forum Disuguaglianze e Diversità, il fenomeno dei NEET, il ruolo del Programma Erasmus + e quello della piattaforma EPALE a sostegno dei giovani adulti e anche lo stato dell’arte sull’orientamento al lavoro in Italia e il diritto allo studio di minori e giovani nelle carceri.
Ampio spazio è stato dato alle buone pratiche, che hanno suscitato interesse proprio per la loro esportabilità da un territorio all’altro, dalla Sicilia con il progetto “Cotti in Fragranza”, rivolto ai minori delle carceri di Palermo, alla Lombardia, con l’esempio virtuoso di alleanze educative a cura del Centro di Istruzione per l’Adulto e l’Adolescente, al progetto Erasmus plus “Never Too Late”, realizzato a Napoli.
Ospite applaudito è stato il rapper Amir Issaa, oggi uno dei principali esperti della Rap Education, che partendo dalla sua biografia ha poi narrato le esperienze di successo in carcere e in molte scuole, per prevenire la dispersione e l’abbandono scolastico.
Al dibattito hanno anche partecipato ospiti internazionali, protagonisti di progetti e buone pratiche sull’istruzione degli adulti, dalla Slovakia, dalla Bosnia Erzegovina, dal Belgio fiammingo e dal Montenegro, oltre all’intervento di Malgorzata Kozak, Policy officer Adult Education della Commissione Europea.
Numerose le domande aperte, a cui il pur ricco seminario, non è riuscito a rispondere, tra queste il futuro e il ruolo dell’orientamento e degli esperti orientatori, figure quanto mai necessarie a prevenire la dispersione in ogni fase del percorso di istruzione, la necessità di creare reti virtuose per la diffusione di azioni, concertate e non solo frutto di progetti senza continuità. La realtà delle scuole nei luoghi di pena e negli ospedali è stata anche al centro dell’attenzione e sono emerse le necessità quanto mai impellenti per ridurre in Italia sia la dispersione, sia il numero preoccupante di NEET – Not in Education, Empolyment and Training, proprio all’indomani del Rapporto “NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche” a cura di Action Aid e della CGIL, presentato proprio in questi giorni. L’Italia è infatti il paese europeo con il più alto numero di NEET, giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, né studiano: nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni. L’incidenza dei NEET raddoppia nel Sud rispetto al Nord, è maggiore tra le donne, nelle due fasce d’età più adulta, 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%), più si cresce con l’età, più aumenta la loro quota, che si rivolge al nuovo Governo e Parlamento per indirizzare le politiche nazionali e territoriali per i giovani.
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