I lettori ci scrivono

Non è giusto far vivere ai bambini la precarietà di noi insegnanti

Un saluto ai lettori di Tecnica della scuola. Voglio condividere con voi la mia storia di precariato, immaginando che molti di voi possono immedesimarsi e comprendere.

Sono un’insegnante laureata in Scienze della Formazione Primaria e iscritta nelle GPS in prima fascia con punteggio di 102,5.

A settembre non sono stata convocata da GPS. La mia domanda è stata presa in considerazione, ma quando toccava a me c’erano scuole che non avevo segnato (quindi lontane per me) e sono stata considerata rinunciataria.

Nel frattempo ho iniziato a lavorare presso una scuola primaria da graduatoria d’istituto.

Purtroppo la supplenza si interromperà perché l’insegnante che ho sostituito è venuta a mancare.

So che qualcuno penserà che può sembrare indelicato mettervi a conoscenza di questa situazione dato che una famiglia sta soffrendo in questo momento. A me dispiace tanto, ma non faccio altro che mettere sempre in primo piano i bisogni dei bambini, i quali meritano di avere un’insegnante competente, motivata e con tanti progetti e idee per far amare la scuola e crescere sia sul piano educativo-didattico, ma anche su quello socio-emotivo.

Ho chiamato il provveditorato e mi è stato detto che nei prossimi giorni dovrà assumere da GPS. Scorreranno la graduatoria e assumeranno una persona “avente diritto” con punteggio ovviamente molto più basso del mio (l’ultima persona nominata ha 16 punti) e non posso fare nulla per impedirlo.

Io credo che dopo tre mesi i bambini meriterebbero di continuare e concludere l’anno scolastico con la stessa insegnante.

Ormai si sono affezionati, a volte anche confidati con me, hanno fatto progressi, raggiunto obiettivi, acquisito sicurezze e ora? Quando sapranno che non tornerò in classe ciò creerà soltanto delusione e tristezza e non mi sembra giusto far vivere a questi bambini la precarietà di noi insegnanti.

Riflettendoci non è colpa di nessuno, ma solo del meccanismo di attribuzione degli incarichi. Era poco chiaro e secondo me penalizza le persone collocate ai primi posti, in quanto molte sedi si sono rese disponibili successivamente alle prime operazioni.

A mio avviso oggi non si valorizza sufficientemente il merito, la formazione continua, i titoli di studio, ma vedo che si tratta solo di “fortuna” nel ricevere o meno il tanto ambito incarico annuale.

Concludendo, questa esperienza mi fa sentire amareggiata, ma parallelamente sono grata di questo tempo breve, ma intenso! Ho avuto modo di conoscere splendidi alunni e un team docenti formidabile da cui ho appreso molto. Quindi me ne vado con questo prezioso bagaglio, in attesa di entrare in un’altra classe.

Miriam Lamelza

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