I lettori ci scrivono

Non è il buonismo ad impedire la bocciatura in caso di gravi violenze

Sui recenti casi di promozione e bocciatura leggo cose un po’ strane. Promossi col nove in condotta gli scolari che spararono pallini in faccia alla prof. 

Bocciato ed espulso l’alunno che ha pugnalato, però la famiglia ha presentato ricorso perché anche in questo caso sarebbe stato ingiusto bocciarlo.

Tutti si indignano. Il ministro dell’istruzione invia gli ispettori, un altro ministro chiede scusa alla docente colpita dai pallini, viene tirato in ballo anche il virologo Burioni. Il ministro Salvini vuole vedere in faccia gli studenti promossi…

La scuola ha sbagliato? gli insegnanti sono vittime di un eccessivo buonismo?

Ecco, se avessero chiesto a me la giustificazione per una delle tante valutazioni ingiuste assegnate nei tanti scrutini a cui ho partecipato, non avrei fatto il nome di qualche collega troppo buono o troppo cattivo, piuttosto avrei mostrato la “griglia”.

Il voto di condotta si assegna in base alla griglia di valutazione, preparata a inizio anno con la scaletta dei decimali, gli indicatori e i parametri di riferimento; tutti conformi alle norme. Per la valutazione della condotta le norme principali le troviamo nel Decreto 5/2009 firmato da Mariastella Gelmini:

Art.3 – la valutazione della condotta “non può riferirsi ad un singolo episodio” perché deve scaturire da un giudizio complessivo di maturazione e di crescita civile e culturale…

Art.4 – la valutazione insufficiente nella condotta è possibile solo quando lo studente, oltre ad un comportamento di particolare gravità, già sanzionato con la sospensione di almeno 15 giorni, non abbia dimostrato segni di cambiamento nel comportamento.  

Il buonismo, l’eccessivo donmilanismo, il valore diseducativo… tutto parte da queste norme che non le ha scritte don Lorenzo Milani, non provengono dal famigerato sessantotto. Sono norme imposte da un orientamento politico in cui tutti i ministri sopracitati si riconoscono, e non ditemi che sono buonisti o sessantottini, al contrario, hanno come principale riferimento ordine, rigore, gerarchia e disciplina. E’ questa idea, che prevale da quasi trent’anni, sostenuta dai più importanti enti di indirizzo pedagogico, a dar forma alle norme che hanno sottratto ai professionisti dell’insegnamento il potere di decidere caso per caso (umanamente e soggettivamente)  i voti, le promozioni e le bocciature. Da questa visione aziendale (standardizzata e gerarchizzata) nascono le griglie, le docimologie, la valutazione pervasiva e i divieti di assegnare cinque in condotta in virtù di un singolo (sia pur gravissimo) episodio.
Queste norme saranno ora usate dagli avvocati per salvare dalla bocciatura lo studente che ha pugnalato la professoressa. Avvocati che non avranno bisogno di invocare il buonismo e staranno ben attenti a non citare don Milani. In questo quadro culturale e normativo vanno lette le vicende e si può cogliere anche una coerenza con le altre norme che lasciano senza assistenza dell’Avvocatura di Stato la scuola che ha osato bocciare il pugnalatore. 

Tommaso Palermo

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