La ministra Azzolina ha detto “La didattica a distanza non funziona più” [Radio Rai 1]; si tratta di un’osservazione di breve periodo.
Se si dilatano i tempi e si considerano gli esiti delle rilevazioni nazionali e internazionali, la proposizione diventa: “La didattica non funziona”.
E’ il modello di scuola da mettere sotto la lente d’ingrandimento; il mondo corre, le conoscenze raddoppiano imprevedibilmente in quattro anni [Nature 2013] per cui la didattica che poggia sul rapporto medico-paziente non funziona più: la partecipazione è soffocata dalla dipendenza, la responsabilità contrasta con l’ubbidienza, l’integrazione trova un freno nell’adattamento, la dinamicità e la variabilità sono offuscate dalla certezza, i problemi non sono percepiti per l’attenzione riservata alle regole.
Il superamento delle attuali prassi d’insegnamento richiede la condivisione, da parte degli studenti, dei traguardi formativi e di quelli educativi. L’attività scolastica deve privilegiare lo sviluppo del vissuto personale; le mete didattiche sono da elencare puntualmente, così come i procedimenti necessari per il loro conseguimento.
Esiste un divario abissale tra quanto sopra indicato e la gestione scolastica: le distorsioni indotte dal telefono senza fili forniscono un’adeguata immagine. E’ sufficiente osservare gli organigrammi che le scuole hanno messo in rete, che rappresentano le linee di comando, per constatare il sovvertimento della struttura decisionale indicata dalla legge.
La volontà del legislatore è elusa: al vertice della struttura organizzativa non è collocato il Consiglio di Circolo/d’Istituto.
Esso delibera il Piano Triennale dell’Offerta Formativa che elenca gli indirizzi generali, espressi sotto forma di competenze [comportamenti necessari per interagire con il sociale].
Le mete formative, se correttamente espresse, sono la base per la programmazione educativa che, a sua volta, innesca il coordinamento degli insegnamenti.
In questo buio scenario c’è una lucina che può accendere la speranza; la ministra ha organizzato il convegno: “Ripensare l’educazione nel xxi° secolo”.
Enrico Maranzana
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