Dal 1959 al 1968, il maestro Alberto Manzi è stato il “maestro catodico” per i molti italiani che, nonostante si fosse già in pieno boom economico, ancora oltre il 10% della popolazione italiana non sapeva né leggere e né scrivere, e molti altri sapevano solo scrivere il proprio nome e cognome.
Ce lo ricordiamo perfettamente, quando ancora erano visibili solo due canali tv, spiegare la grammatica con toni affabulatori e parole semplici. Lo vedevamo per riposarci dai compiti della scuola in mancanza d’altro, anche perché la televisione era l’unico strumento per guardare quel solo pezzettino risicato di mondo che ci veniva mostrato.
Manzi ebbe dunque l’altro compito di portare la scuola dentro le case di chi soprattutto non aveva avuto i mezzi per studiare, quando l’analfabetismo non era parola astratta, anche se dopo il 1961 fu istituita la scuola media obbligatoria per tutti, e ogni comune, anche il più isolato, dovette provvedere a istituire strutture per ospitare banchi, lavagne e soprattutto nuovo personale che, considerata la solita impreparazione dei nostri governanti, veniva reclutato alla meglio e spesso anche senza il titolo necessario: mancavano infatti migliaia di laureati.
Fu un pioniere dell’istruzione il maestro Manzi e di questi giorni si è pure ricordato il 60° anniversario della sua prima trasmissione: ‘Non è mai troppo tardi’ che la Rai, meritoriamente, ha messo in onda all’interno di un programma dedicato, con Rai Storia, alla scuola e ai nuovi metodi di insegnamento.
“Non è mai troppo tardi”, dal 1960 al 1968 insegnò a leggere e a scrivere a chi era analfabeta, mentre Manzi fu anche autore di “Orzowei”, uno dei romanzi di letteratura italiana per ragazzi più tradotti al mondo.
Alberto Manzi, nato il 3 novembre 1924, era un uomo colto che oggi avrebbe compito 96 anni e che ha fatto dell’insegnamento la sua missione di vita. Doppio diploma, magistrale e nautico, laureato in Biologia, in Magistero e in Pedagogia e Filosofia, fin dal 1954 prende servizio, dopo aver insegnato e fatto ricerca all’università, all’interno di quella che diventerà la sua scuola, quella dedicata ai Fratelli Bandiera, a Roma. Allo stesso tempo sempre con l’idea di aiutare gli altri attraverso l’insegnamento inizia a compiere dei viaggi in sud America, per conto dell’università di Ginevra. Qui tornerà ogni anno, dal 1954 al 1977, aiutando a risolvere molti problemi legati anche alla sfera socio-sanitaria e formando ogni anno gruppi di studenti provenienti da tutta Italia per aiutarlo. Nella sua vita però rimane sempre il Maestro nella sua scuola elementare, sperimentando con metodi sempre nuovi e innovativi.
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