Nessuno si stracci le vesti: purtroppo è un dato a lungo esaminato e discusso: nelle scuole professionali e negli istituti tecnici confluiscono i ragazzi con difficoltà educative e quelli provenienti dai ceti meno abbienti.
Come è un dato altrettanto accertato che i figli di professionisti, con laurea, riescono negli studi meglio di quelli che ne sono sprovvisti e che la povertà è motivo di scarso rendimento nel 50% dei casi, mentre le dispersioni e gli abbandono sono molto meno frequenti nei licei, che i Neet sono in gran parte ragazzi a cui la famiglia, quasi sempre disagiata, non sa dare prospettive, che nelle scuole di periferia, quelle cosiddette anche di frontiera, nessun insegnante vuole andare.
La povertà è una brutta bestia ed è sociologismo assai semplice quello che ritiene i ragazzi delle periferie, maltrattai e umiliati, ambire a imitare i coetanei che hanno soldi, macchine di lusso, roba griffata addosso. E per arrivarci sono disposti a tutto e a qualsiasi atto non legale, bullismo compreso.
Gomorra e la delinquenza organizzata, mafia compresa, arruolano nei quartieri degradati, coi borseggi e atti delinquenziali giornalieri. Chi lo nega è un ipocrita. Ma non solo.
In alcuni quartieri di città del Sud, ma anche del Nord, neanche la polizia riesce ad entrare e le poche, eroiche scuole che da quelle parti tentano di portare la cultura della legalità sembrano fortezze, non già luoghi aperti dove si cerca di capire e interpretare il mondo, come viene specificato da qualche luminare.
Là il bullismo furoreggia, e le famiglie, occupate a portare qualcosa a casa, talvolta anche refurtiva, non si curano certamente dell’andamento “culturale ed educativo” della prole.
Quali scuole frequentano i figli di coloro che occupano le case popolari o i locali abbandonati o i tuguri lasciati dalla Stato nel degrado? Chi si scandalizza delle parole di Michele Serra se lo chieda.
E si chieda pure: dove si attingono i voti a pagamento per accaparrarsi una poltrona in Parlamento? Sembra che 50 euro a voto sia stato il pizzo pagato da un tale per diventare “onorevole”, ma senza onore: dove si iscrivono i figli di costoro che vendono il proprio voto? Quando e se decidono di istruirsi?
Fare demagogia è semplice e ancora più semplice accusare del disastro il sismografo e non il terremoto.
E allora suggeriamo, e non per difesa o accusa, agli esperti di sondaggi di spiegarci il fenomeno del bullismo contro i prof in quale scuole soprattutto alberga, da quali ceti sociali è perpetrato e quale potrebbe essere la motivazione più apparente: quella più interna lasciamo che ce la spieghino gli abili psicologi.
Un discorso a parte poi andrebbe pure fatto attorno ai corsi di studio, all’organizzazione oraria, ai livelli di bocciatura, ai tagli ai laboratori, al tempo pieno, alle strutture, al reclutamento di prof e dirigenti e così via.
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