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Non il ragazzo delle merendine deve pagare ma la scuola

Prima sospeso, poi osannato, poi multato, poi inserito in un percorso imprenditoriale, poi premiato e infine punito: questa per lo più l’odissea didattico-educativa del ragazzo che vendeva merendine all’Istituto Pininfarina di Mancalieri e ripresa dalla Stampa che racconta pure di una possibile multa da 5.179 euro che i vigili urbani hanno notificato al padre del ragazzo perché il figlio aveva violato le leggi sul commercio.

Ma è legittima? Sembra di no a sentire gli avvocati del padre del ragazzo che si è visto costretto a rivolgersi alla giustizia per ottenere giustizia: quella multa non doveva essere contestata al genitore avendo «profili di illegittimità» per due motivi: un minorenne non può essere sanzionato per quel tipo di irregolarità, né lo può essere il padre perchè il fatto è accaduto – come certificato dal verbale della polizia municipale – all’interno dell’istituto Pininfarina. E chi ha l’obbligo di vigilanza a scuola? «Non certo il padre» sostengono gli avvocati, ma chi non ha «vigilato» in due anni a scuola: bidelli, insegnanti, direzione?

 

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Ma oltre alla scuola nel mirino ci sarebbe pure, scrive La Stampa, la polizia municipale che avrebbe perquisito illegittimamente.  Infatti, chiamati dalla presidenza, aprirono gli zaini del ragazzo e contarono le merendine e le bibite. Perquisizione «arbitraria e illegittima» insistono gli avvocati, trattando un minorenne come uno spacciatore delinquente e incutendo paura. Inoltre  67 giorni dopo quel blitz a scuola, quando la storia era già oggetto di pettegolezzi, manifestazioni pro e contro, premi e tutto il resto, s’è visto arrivare a casa la sanzione. Da 5 mila e rotti euro. Senza sottilizzare troppo sui tempi lenti della burocrazia, gli avvocati adesso tirano in ballo accertamenti successivi.

Annunciati, ma che non sarebbero stati fatti, in quanto non ci sono atti che raccontino una storia differente.  

Pasquale Almirante

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