L’importante diffusione del Covid-19 nelle settimane immediatamente precedenti l’apertura delle scuole e l’incertezza riguardo alle strategie da adottare per ridurre i rischi preoccupano tutti gli operatori scolastici.
La cosa che inquieta ancor di più, però, è il fatto che sulla scuola sembra essersi aperta una stomachevole disputa politica tra maggioranza e opposizione, tra governo e qualche regione. Su un tema di questa rilevanza, invece, non dovrebbero esserci speculazioni di alcun genere.
Sembra ormai chiaro che in molte istituzioni scolastiche è impossibile recuperare gli spazi necessari per garantire il distanziamento, così come sembra altrettanto chiaro che i problemi di trasporto non sono risolvibili nel breve periodo.
Allo stato dell’arte, per garantire un minimo di sicurezza, dovrebbe essere previsto:
- l’obbligo di indossare la mascherina in aula e sui mezzi di trasporto;
- la riduzione dell’ora di lezione e, quindi, del tempo scuola giornaliero, al fine di limitare i disagi derivanti dal prolungato utilizzo del dispositivo di protezione individuale;
- la cancellazione di tutte le attività non indispensabili che prevedano assembramenti;
- l’utilizzo di igienizzanti all’ingresso di ciascuna aula;
- la misurazione della temperatura a scuola e non a casa. Sarebbe davvero spiacevole discutere tra qualche mese – sulla falsariga di quanto è avvenuto per le discoteche – di una disposizione che, lo si sa sin d’ora, se va bene verrà rispettata da un quarto della popolazione studentesca, soprattutto nella scuola secondaria.
In assenza di queste misure minimali il rischio contagio aumenterà notevolmente il che equivale mandare al macello gran parte del personale scolastico e, contestualmente, favorire lo sviluppo esponenziale del virus in tempi brevissimi.
Giuseppe Iaconis