Ad un Tfa a numero chiuso camuffato da stabilizzazione diciamo un chiaro e netto NO! E soprattutto in molti avevano convenuto che le Università avrebbero dovuto essere defenestrate dalla gestione della formazione dei docenti e cosa si fa? Si propone un percorso selettivo a pagamento gestito a discrezione dalle Università come il precedente TFA Sostegno della vergogna? Qualcosa non mi torna nel ragionamento”. E’ il commento di Pasquale Vespa, presidente dell’Associazione nazionale Docenti per i Diritti dei Lavoratori.
“Il documento del governo è chiaro ma non lo condividiamo – continua Pasquale Vespa -. Si ammette che occorre stabilizzare chi ha 36 mesi di servizio ma poi è sul come che restiamo basiti! Non può essere un TFA selettivo la soluzione al precariato italiano! Occorre fare chiarezza. Le parole hanno un significato e così non si stabilizza chi ha anni di precariato alle spalle ma si creano nuove disparità di trattamento tra colleghi. Allora vogliamo capire quali sono i margini di discussione ai Tavoli tecnici che saranno avviati dal Miur. Perchè per ora non vediamo la soluzione ma solo un voler mantenere le posizioni di un Governo che in campagna elettorale aveva promesso la stabilizzazione e ora insiste su di un concorsone selettivo sebbene abbia una percentuale di riserva per chi invece dovrebbe essere assunto oppure la soluzione del Tfa selettivo. In entrambi i casi si seleziona chi da anni ha consentito il funzionamento della Scuola pubblica.”
“Rinnoviamo la richiesta di annullare il Tfa Sostegno della vergogna visto le segnalazioni che abbiamo ricevuto – dice il presidente di AnDDL -. Si invitano i colleghi testimoni delle irregolarità a presentare denuncia ai carabinieri e si ribadisce che la stabilizzazione passa attraverso una formazione abilitante per i lavoratori con anni di esperienza e la successiva assunzione sui posti disponibili. Si parta, e lo ripetiamo ancora una volta, con il definire una graduatoria di chi ha le tre annualità di servizio e oltre! Da questa si proceda ad assumere in base al punteggio delle graduatorie di istituto che fotografano l’anzianità di servizio”, conclude la nota dell’Associazione nazionale Docenti per i Diritti dei Lavoratori.
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