“Governeremo senza raccontare favole”: lo ha detto Pierluigi Bersani dopo aver vinto le primarie del Pd contro Matteo Renzi, domenica 2 dicembre scorsa. Ed è frase forte, considerate pure le tante favole che abbiamo sentito durante l’ultimo governo politico, quando tutto era epocale e storico, tranne poi a calare l’accetta innanzitutto sulla scuola le cui speranze “tecniche” successive però sono andate comunque mortificate.
E se le favole e gli imbrogli, tipo il gioco delle tre carte, saranno banditi da Bersani, ci viene in mente di chiedergli: quali iniziative concrete e reali per la scuola se il Pd andasse al governo? Ed è domanda legittima e alla quale il partito del centro sinistra dovrebbe al più presto rispondere, anche perché abbiamo in linea, nel senso delle memorie dei nostri computer, le dichiarazioni, spesso perfino dure, di molti esponenti del partito di Bersani, che talvolta si sono pure stracciate le vesti quando Profumo o il premier Monti, dietro lo scudo del governo tecnico e per salvare l’Italia dal baratro e perché l’Europa ce lo chiede, ne hanno dette e combinate anche di grosse.
Ebbene proprio sulla base di tutte queste dichiarazioni, sull’esempio delle 24 ore, o sul rinnovo del contratto di lavoro, o sul congelamento degli scatti, o sull’assunzione dei precari, o sul diritto alla pensione negato a quelli della “Quota 96”, o sui concorsi a cattedra, e tacendo del riordino della Gelmini che ha fatto man bassa di insegnamenti e di didattica, ebbene su tutto questo il Pd dovrebbe esprimersi proprio per non raccontare favole.
Che sono solo gli aspetti più appariscenti di ciò che si è venuto a creare in questo anno di governo Monti, con gli strascichi della passata amministrazione, e dentro cui non contiamo la messa in sicurezza degli edifici scolastici, mentre circa 200mila precari attendono risposte.
Non racconterà favole il Pd in campagna elettorale, proponendosi al governo della Nazione, ma cosa dirà allora dei mille problemi che ingolfano ancora da decenni la nostra istruzione?
Sul merito per esempio e sulla valutazione sia degli insegnanti e sia della scuola, quando oltre il 30% dei nostri alunni abbandonano o si disperdono, cosa ci dirà? E sull’obbligo scolastico, compresi i programmi, le cosiddette indicazioni nazionali, che nelle secondarie di primo e secondo grado sono stati ridotti al lumicino e dove la confusione è più che grande, come intenderà intervenire? Ma anche sul famoso maestro unico coi corsi di inglese imposti agli insegnanti per evitare un docente specializzato, si attendono risposte.
E che risponderà il Pd in termini di concretezza e se dovesse andare al governo del Paese? Tralasciamo la legge Aprea sul governo della scuola, che tanta protesta da parte degli studenti ha generato, ma come si risponderà alle mille inquietudini dei giovani?
Vedremo e in attesa contiamo di leggere al più presto il programma convincente del partito di Bersani.
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