Ci voleva la destra di Giorgia Meloni ad affermare quello che don Milani già diceva ai tempi della scuola di Barbiana: non si boccia nella scuola dell’obbligo.
I ragazzi che frequentavano la scuola di Barbiana erano bocciati dalla scuola statale o provenivano da condizioni povere. La condizione sociale determina il rendimento scolastico.
La scuola dovrebbe – come recita la Costituzione – rimuovere gli ostacoli sociali, economici e culturali che impediscono il successo formativo degli alunni.
Questo tema dimenticato dalla sinistra, paradossalmente è ripreso dalla destra che si richiama ai livelli di certificazione della scuola inglese.
Si potrebbe obiettare che già vengono promossi la maggior parte degli alunni oggi senza che abbiano raggiunto le competenze richieste.
Ma non è con la bocciatura che si può sanare questo stato di cose. Il problema sta nella metodologia utilizzata dagli insegnanti che, a parte alcune lodevoli eccezioni, è rimasta ancora “gentiliana”: separazione delle discipline (parlo della scuola media e superiore e non della scuola primaria che fortunatamente ancora mantiene un’unità del sapere e funziona!) e soprattutto l’utilizzo di un metodo di insegnamento che è eguale per tutti, con il docente che parla dalla cattedra e gli studenti che devono ascoltare senza interloquire.
Occorrono invece percorsi individualizzati che tengano conto della situazione di partenza di ogni allievo (comprese le situazioni socio-economico-culturali) e un orientamento volto alle necessità e capacità di ciascun allievo.
La scuola media unificata, che poteva sembrare nel 1969 una conquista, è stata fallimentare da questo punto di vista perché ritiene di preparare tutti gli alunni per i licei e, quando ci vanno senza averne le competenze, vengono bocciati. Così come vengono bocciati nei primi 2 anni delle superiori gli alunni che danno fastidio e non vogliono studiare. Invero anche la scuola professionale e tecnica da noi in Italia è troppo “teorica”, in virtù di falso egualitarismo che vorrebbe “licealizzare” tutti gli istituti.
Da qui si produce un’enorme dispersione scolastica e un ampio bacino potenziale da cui può attingere manovalanza la criminalità organizzata.
Eugenio Tipaldi
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