Non si tratta di sanatoria ma di giustizia

In risposta all’articolo di Adriana Polidori. Nel mese di luglio 2012 si è concluso il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici in Toscana, solo 137 sono risultati idonei: di questi, 106 sono stati assunti a tempo indeterminato dal 1° settembre 2012 ed altri 6 dal 1° settembre 2013, i rimanenti sono in attesa di nomina.
Il concorso è stato oggetto di numerosi ricorsi da parte degli esclusi e, alla fine di un lungo iter, il Consiglio di Stato non ha posto dubbi sull’operato della Commissione, sulla sua imparzialità, sulla sua serietà.
L’unico rilievo fatto riguarda l’Amministrazione per la procedura con cui è stato sostituito il presidente di Commissione che si dimetteva alla fine di marzo, con il vicepresidente della stessa Commissione.
E’ lo stesso Consiglio di Stato a riconoscere che il sostituto ha i titoli per ricoprire tale incarico; rileva soltanto che, prima della sua nomina, sarebbe stato più diligente, da parte dell’Amministrazione, interpellare un numero più ampio di professionisti di “prima istanza”.
Se questi professionisti non si fossero trovati allora la nomina sarebbe stata valida.
Per inciso, in Liguria la stessa procedura seguita dall’Amministrazione è stata riconosciuta valida dal Consiglio di Stato e le nomine a dirigente scolastico dei candidati risultati idonei al concorso, perfettamente regolari.
La sentenza del CdS, invece, dispone per la Toscana la rinnovazione delle operazioni effettuate dopo la nomina del nuovo presidente, vale a dire la ricorrezione di parte degli scritti e nuove prove orali per tutti i candidati.
È evidente che i 112 dirigenti toscani, attualmente in servizio per effetto del concorso, finiscono per essere le incolpevoli vittime degli errori dell’Amministrazione, nonostante la professionalità dimostrata nello svolgimento del proprio lavoro e l’impegno e la diligenza con i quali hanno affrontato il nuovo compito. Essi lavorano da due anni con un contratto a tempo indeterminato e rischiano ora di perdere il posto di lavoro per un mero errore formale, non riconducibile in alcun modo a loro responsabilità.
Parimenti, gli idonei in attesa di nomina vedono compromesse le proprie legittime aspettative.
Non si deve quindi parlare di sanatoria, ma di un atto di giustizia. Si deve avere il coraggio di intervenire quando le pubbliche amministrazioni sbagliano, superando logiche burocratiche che fanno ricadere sui cittadini le conseguenze dei propri errori.
L’indifferenza su tale punto sarebbe inaccettabile, tenuto conto che sono in gioco il posto di lavoro e la professionalità di 112 dirigenti, e con loro gli idonei in attesa di nomina, che hanno conquistato con il merito la propria posizione, rispettando le regole del gioco ed affrontando con spirito di servizio e competenza, riconosciuti a livello di comunità professionali e di Enti Locali, la gestione della complessità delle scuole.
Il Decreto Legge approvato dal governo il 31 marzo non prefigura nessuna sanatoria per i seguenti motivi:
1. È finalizzato prioritariamente a garantire la legittimità degli atti compiuti dai dirigenti che altrimenti diventerebbero nulli, innescando una miriade di ricorsi da parte dei soggetti danneggiati (personale, alunni, fornitori di servizi ecc.);
2. Dispone che i dirigenti scolastici continuino a svolgere le proprie funzioni, in via transitoria e fino all’avvenuta rinnovazione della procedura concorsuale, nelle sedi di rispettiva assegnazione alla data di entrata in vigore del decreto.
Il decreto, dunque, parla di rinnovazione della procedura concorsuale, come richiesto dalla sentenza e non di sanatorie per i dirigenti, in quanto nelle procedure messe in atto dalla Commissione e dai candidati il Consiglio di Stato non ha individuato nessuna irregolarità, quindi non c’è niente da sanare. Anzi, la ricorrezione delle prove scritte di molti dirigenti e idonei, la ripetizione delle prove orali, con il rischio di non superare l’una o l’altra e di perdere qualsiasi diritto a conservare un incarico ottenuto con merito, con tutta evidenza li danneggia perché scarica su di loro responsabilità dell’amministrazione che ha gestito il concorso.
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