Da destra e da sinistra si sprecano le dichiarazioni per sottolineare l’assoluta necessità che la prossima competizione elettorale si svolga in locali diversi dalle sedi scolastiche.
Si tratta ovviamente di dichiarazioni molto nobili e ampiamente condivisibili che, peraltro, non sono una novità: periodicamente non c’è stato politico, anche di spicco, che non abbia giurato sul “mai più voto nelle scuole”.
Persino Luigi Berlinguer, a fine marzo dell’anno 2000 aveva sentito il bisogno di fare una promessa in tal senso.
Ecco cosa dichiarava Repubblica: “Stiamo lavorando da alcune settimane per fare in modo che dalla minitornata amministrativa del prossimo autunno, e assolutamente dalla prossima scadenza elettorale del 2001, non si voti più nelle aule scolastiche”.
“E’ una situazione che abbiamo trovato – diceva Berlinguer, all’epoca ministro dell’istruzione – e che ha accompagnato il ritorno alla democrazia del dopo fascismo. Oggi però non ne possiamo più ed è il momento di dire basta, anche perchè nel nostro Paese c’è un tale numero di momenti elettorali che è diventato un eccesso”.
E faceva anche l’elenco delle possibili sedi: comuni, circoscrizioni, uffici postali, caserme, comunità montane e stazioni dei carabinieri.
In realtà spostare la dislocazione delle sezioni elettorali non è facilissimo.
I problemi sono molteplici e non riguardano soltanto il reperimento di locali adatti.
Per esempio c’è il fatto che l’ubicazione delle sezioni non può essere modificata troppo frequentemente.
Ogni cittadino, infatti, dispone già ora di una propria “tessera elettorale” che riporta l’indicazione della sezione (edificio e indirizzo preciso) in cui deve votare. Modificare la sede significherebbe rivedere completamente gli indirizzari e comporterebbe la ristampa delle tessere elettorali che si contano nell’ordine dei milioni e non delle migliaia.
Inoltre, per consentire una adeguata partecipazione al voto è necessario che la sezione in cui il cittadino deve recarsi a votare non sia troppo lontana dalla propria abitazione.
Insomma, far votare i cittadini in sedi diverse dalle scuole è certamente buona cosa, ma per raggiungere questo scopo è necessario che la “macchina” amministrativa venga messa in funzione per tempo e non certamente due mesi prima della scadenza elettorale.
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