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“Non siamo i nostri risultati: i nostri voti a scuola, i nostri stipendi, le nostre promozioni, non siamo numeri”, la riflessione della scrittrice Silvia Avallone

La scrittrice Silvia Avallone su 7Corriere apre una lunga riflessione sulla questione della performance. Parola dopo parola prova dare un senso al termine “vivere”.

“Non siamo i nostri risultati: i nostri voti a scuola, i nostri stipendi, le nostre promozioni – inizia la sua riflessione la scrittrice. Capisco che viviamo in una società ossessionata dai numeri: di follower, di medie scolastiche, di cifre sul conto corrente. Ma nessuno di noi è riducibile a un numero. Anche perché i numeri cambiano. I picchi vengono superati, le ascese si convertono inevitabilmente in declini. Si sbaglia, si cade. E se questo non accadesse saremmo morti, o finti”.

E continua: “Quindi vale la pena abbandonare la fissità dei numeri e proporre a noi stessi, soprattutto ai più giovani, strumenti diversi per costruire la propria identità. Se devo cominciare con uno, il mio preferito, non ho dubbi: le passioni. (…) Nel grande dibattito sul togliere o no i voti, io sto con chi vorrebbe sperimentarne la sostituzione con altro. Di più: vorrei reimpostare l’intera cultura della realizzazione personale sul pensionamento dei numeri e sul ripristino delle passioni. Non credo di facilitare la strada a nessuno: le passioni richiedono dedizione, impegno, sacrificio, responsabilità, costanza. Però ti offrono anche un motivo valido per affrontare la fatica, per metterti alla prova. Perché non lo fai per sentirti dire “bravo” da qualcun altro. Lo fai perché dedicartici ti rende vivo e attivo, ti spalanca un futuro in cui credere. Stare qui è prezioso, vale la pena non sprecare il tempo di una vita. Ecco il valore: vivere. Altro che voti.”

“Una scuola senza voti non è un sogno”

Il Corriere della Sera ha detto la sua sull’argomento anche la dirigente scolastica Antonella Accardi Benedettini, attuale preside del liceo artistico Passoni di Torino.

Una scuola senza voti non è un sogno, ma un’esperienza già realizzata. Oggi è necessario ripensare l’intero modello pedagogico: un’esigenza di cambiamento sentita dai ragazzi, ma anche da molti docenti”, ha esordito. “Una scuola che riesce a motivare e ad appassionare non ne ha bisogno. Sono queste le due parole chiave: motivazione e passione, che devono riguardare tutti. Non solo i ragazzi, ma anche i docenti. Ripensare il sistema della valutazione significa cambiare approccio educativo rispetto a quello che proponiamo”, ha aggiunto.

I voti generano ansia

Ecco per quale motivo la dirigente crede che le valutazioni numeriche siano deleterie: “I voti generano ansia da prestazione. Molti studenti durante le interrogazioni non riescono a esprimere quanto imparano perché non ne vedono il senso o sentono i contenuti distanti dai loro bisogni. Ma dare un 4 non è necessario. Molto meglio per loro capire cosa non hanno capito e motivarli a imparare”.

“Dobbiamo insegnare ai ragazzi la capacità del problem solving per affrontare i problemi di qualsiasi natura, con i docenti che li accompagnano nel processo di crescita. Con la frustrazione e il pensiero del giudizio legato al voto non si insegna a gestire l’ansia. Al contrario, non si fa che aumentarla”, questo il pensiero della Accardi Benedettini, in armonia con quanto denunciato da molti studenti, soprattutto nelle recenti occupazioni.

Vantaggi per tutti, anche per chi ha voti alti

Un sistema senza voti potrebbe portare a vari benefici: “I vantaggi sono per tutti. Chi ha una media altissima spesso rimane intrappolato nel doverla mantenere a tutti i costi. Succede anche che siano proprio i più bravi a sviluppare la fobia scolare, nel passaggio da un grado all’altro. Al primo voto meno alto del previsto, è già un insuccesso”.

“Si dovrebbe sempre partire dal rinforzo dell’autostima, valutando gli aspetti positivi della prova e dando indicazioni precise sugli aspetti da migliorare. Si introduce poi l’autovalutazione sganciata dal voto, che favorisce il processo meta cognitivo. Alla fine dell’anno si deve comunque dare un voto, ma dopo un percorso molto più sereno”, ha concluso, proponendo una valida alternativa.

Sara Adorno

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