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Non solo le auto, anche i libri possono essere ibridi: da un’antica arte giapponese nascono i Kamishibooks

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March 29, 2025

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Avete mai sentito parlare dei ‘Kamishibooks’?  Si tratta della versione didattica di un antico strumento narrativo giapponese – il Kamishibai – e si sta sempre più diffondendo nelle scuole dell’infanzia e primarie di tutta Italia, grazie alla sua straordinaria capacità di coinvolgere i bambini e stimolare il loro apprendimento. Letteralmente significa “Teatro di carta” e offre un’esperienza educativa unica che unisce arte, parola e immaginazione.

La trasposizione didattica di questa millenaria tradizione giapponese è opera di Elide Fumagalli, scrittrice e fondatrice della casa editrice “Vivo di fiabe”, ex insegnante di scuola dell’infanzia e vincitrice di vari premi con le sue favole.

Come riporta sul suo sito, il Kamishibook è uno strumento didattico creato per la scuola: leggero e maneggevole, le schede si sfilano dall’alto. Lo si utilizza nella modalità classica giapponese, cioè in maniera statica, appoggiandolo su un tavolo e leggendo dietro la storia, ma anche in altri modi. Ad esempio, prendendolo in mano e avvicinandolo ai bambini, appendendolo al collo e spostandosi nello spazio, oppure appoggiandolo sulle gambe mentre si è seduti, diventando visivamente un tutt’uno con esso. Ha una scheda semitrasparente che lo trasforma in teatro delle ombre, è di polipropilene, si sanifica facilmente e lo si può decorare con i normali pennarelli.

Una sorta di libro ibrido, dunque, che non è solo uno strumento per raccontare storie, ma anche un mezzo per promuovere lo sviluppo delle competenze linguistiche, sociali ed emotive dei bambini. Quando un insegnante apre il teatrino e inizia a leggere, l’attenzione dei bambini si concentra, le loro emozioni emergono e la loro curiosità si accende. Questo strumento, infatti, facilita l’apprendimento attraverso la lettura, uno dei metodi più antichi e potenti per trasmettere conoscenza. Il kamishibook combina stimoli visivi (le illustrazioni) e uditivi (la narrazione), catturando l’attenzione di diversi tipi di apprendimento. I bambini possono essere coinvolti con domande, riflessioni o anche piccoli dialoghi che li rendono protagonisti attivi della storia.

Le storie possono essere scelte per trattare valori universali e temi come la gentilezza, l’accettazione e la speranza, la solidarietà. È un’esperienza che lascia il segno: l’uso del kamishibook – dice Elide Fumagalli –  non si limita alla trasmissione di contenuti ma costruisce ricordi. Un bambino che assiste a una storia raccontata con il kamishibook non solo impara, ma porta con sé un’esperienza emotiva che rimane nel tempo. Il kamishibook è, dunque, un ponte tra tradizione e innovazione, tra narrazione e apprendimento. Ogni volta che un insegnante apre quel piccolo teatrino, apre anche una porta sul cuore e sulla mente dei bambini, invitandoli a esplorare, immaginare e crescere.

Di Kamishibooks si è parlato nel corso dell’ultima edizione di Libriamoci, la campagna nazionale per la promozione della lettura ad alta voce in tutti gli ordini di scuola, conclusasi oggi 25 febbraio. Nella sezione  “Leggere per sentire, a ogni livello e con ogni strumento”, protagonista è stata la lettura in tutte le sue forme: audiolibri, libri tattili e in braille, romanzi grafici, ma anche ibridi, come per l’appunto i Kamishibooks, dei quali è stata esaltata la capacità di trasformare la lettura in momento di creazione, arte e sperimentazione.