Egregi tutti, scuserete i miei strafalcioni di digitazione o di punteggiatura poiché scrivo con lo smartphone e non sono agile come le nuove generazioni, ma da qualche tempo seguo alcuni vostri approfondimenti sul tema delle fragilità dei figli, il ruolo dei genitori, le difficoltà degli insegnanti, e vorrei tanto riportare le mie impressioni..
Sono madre cinquantenne di un ragazzino di prima media iniziata a Settembre, in una scuola di un piccolo comune a nord di Brescia. Considerato che anche io ho frequentato le medie in una frazione (addirittura le hanno chiuse e accorpate in un unico plesso, pensate a quanti anni fa) e che poi ho proseguito gli studi prima al liceo poi all’università, considerato che avrei potuto insegnare anche io per titolo di studio e ho semplicemente scelto altre strade, quando sento lo stupore e il disappunto dall’altra parte della barricata perché i genitori di oggi si intromettono troppo rimango basita…
Come? Davvero pensate di avere come interlocutori gli stessi genitori-tipo di un tempo? Proprio perché abbiamo vissuto nella scuola più dei nostri genitori, fermi alla terza media nella maggior parte dei casi, proprio perché ricordiamo come esempi negativi alcuni professori che si comportavano come chi ha ‘il bastone dalla parte del manico’ vorremmo una scuola migliore. Attenzione non ho detto più facile, o più semplice, anzi. Ma parto dall’inizio.
Prima ci sono i libri: in prima media ne ho contati 30. Secondo ci sono le condizioni di viaggio: avrei voluto mandare il ragazzino in bicicletta, ma l’orario è stato distribuito in modo che il lunedi si debbano fare 5 ore di materie diverse con cartelletta disegno, tastiera per musica e trolley pieno zeppo… Perché dei 30 libri ne useranno metà ma se le materie sono spezzate ogni giorno il peso da portare sarà comunque 10 chili e lo zaino dovrà essere dei più resistenti…
Terzo ci sono le materie: due lingue invece che il nostro vecchio francese, italiano suddiviso in 4 sottomaterie, educazione civica solo sulla carta (e io avevo pure votato per farla fare), anche religione ora si verifica e fa media.
Quarto i compiti: mio figlio particolari problemi di apprendimento non ne ha tuttavia per poter svolgere un minimo di attività sportiva li deve fare tutti i giorni, non ci sono domeniche libere perché si deve portare avanti. Alla richiesta dei genitori di rallentare il corpo docenti risponde spallucce perché i programmi vanno fatti, perché le medie volano e i ragazzi dovranno essere preparati allo scoglio delle superiori, i sacrifici fanno parte della vita e anche lo sport, se ci tengono, devono essere in grado di organizzarselo. Poi naturalmente anche i professori di materie usualmente considerate ‘secondarie’ ritengono a ragione che un po’ di tempo si debba dedicare a casa anche alla loro materia..
Quinto i professori stessi: spezzo una lancia in loro favore, dovrebbero essere pagati di più, a loro affidiamo gran parte dell’educazione dei nostri figli.. APPUNTO. Ma se da una parte detesto il bullismo e la mancanza di educazione di alcuni ragazzi che rendono il loro lavoro tanto ostativo, dall’altro per esperienza personale a volte proprio non posso non parteggiare per loro. Molti professori per partito preso considerano i ragazzi fannulloni e i loro genitori troppo protettivi. Questo non posso accettarlo!
Nella nostra classe ad esempio dopo appena due mesi di scuola alcuni prof si lamentavano dei troppi interventi o dell’esuberanza o del fatto che chiedessero di andare in bagno! Secondo loro i ragazzi in 5 ore di scuola con 10 minuti di ricreazione dovrebbero non alzarsi mai dalla sedia e andare a fare la pipì solo una volta.. Abbiamo fatto capire ai ragazzi che alle medie si va al cambio ora ma ad alcuni prof non basta questo sforzo. Ho dovuto chiedere alla pediatra un certificato personale per risolvere un divieto assurdo che mette tutti in difficoltà e stressa sia i ragazzi che gli stessi professori che lo impongono. Non mi sembra di essere un genitore particolarmente protettivo se non accetto una regola non scritta che ritengo ingiusta solo perché c’è ancora in giro il solito professore che pensa e, davvero, ha ancora il coltello dalla parte del manico e parte dal presupposto, ma senza averne prova, che un ragazzo chiede di andare in bagno solo per perdere tempo e fare dispetto a lui..
Poi sento parlare di metodo Dada, dove con il pretesto di far ‘scaricare’ i ragazzi li si priva addirittura dell’aula costringendoli a vagare per la scuola in cerca del professore con cartelle cartellette tastiere libri giubbini e cappelli (faccio notare che nella nostra bella scuola del nord non ci sono gli appendiabiti, figurarsi gli armadietti).. e poi si ha paura ad organizzare delle lezioni di 55-50 minuti con pause che siano in grado di garantire una socialità (controllata) di cui tutti parlano e anche gli psicologi di grido si chiedono come mai non c’è più? E guardate che nella nostra classe nessuno ha mai usato il proprio smartphone, non c’è neanche questa scusa..
Tornando a me e ai miei tempi ammetto che epica mi è mancata e anche spagnolo, sono bellissime materie, eppure sono cresciuta lo stesso e mi sono laureata. Avevo meno social ma anche meno libri, meno materie, meno compiti, meno impegni, meno registri elettronici, meno fretta e meno ansia. Vi pare che i nostri ragazzi siano messi meglio di noi? Che abbiano vita più facile? I professori sono tendenzialmente molto più bravi ma purtroppo spesso pensano ancora che la scuola debba insegnare solo i doveri. Mi spiace ma io voglio insegnare a mio figlio che fare pipì è un diritto, che se si lamenta coi prof per una regola ingiusta lo fa anche per migliorare la situazione dei suoi compagni e io ne sono orgogliosa e non è vero che non deve riportare a casa quello che succede a scuola, perché che piaccia o no noi facciamo parte della scuola quanto i professori e loro devono accettare il confronto con genitori più o meno preparati e non più succubi della gerarchia. Altrimenti della storia degli ultimi anni che ce ne facciamo? I nostri nonni hanno lottato per ottenere dei diritti, i nostri padri hanno vissuto di rendita, noi siamo stati a guardare e i nostri figli non riusciranno più a distinguerli.
E quando entreranno nel mondo del lavoro allargheranno semplicemente le braccia sospirando che le cose vanno così e non c’è niente da fare. La scuola non dovrebbe anestetizzare i ragazzi ma formare dei cittadini consapevoli. In alcuni casi i professori perdono di vista questa finalità oppure sembra che nemmeno ne abbiano coscienza. Quando si parla della perdita di socialità è senz’altro vero, ma non nell’accezione dello psicologo ma del sociologo. Ringrazio per l’attenzione.
Roberta Loda