Fa sapere anche chiaramente che con questa lettera si chiude la trilogia sulle virtù teologali affrontando il tema della fede, dato che Benedetto XVI con due precedenti encicliche (Deus caritas est e Spe salvi) aveva argomentato sulla carità e la speranza.
Molti esperti vaticanisti subito e per tanto tempo ancora scriveranno analisi e commenti su questo primo documento fatto suo da papa Francesco. A noi sia permesso fare due osservazioni immediate: sui destinatari dell’enciclica e sul riferimento ai giovani di fede cristiana.
1. Ogni enciclica viene indirizzata in modo specifico a dei destinatari. E così anche nell’incipit della Lumen Fidei si può sapere a chi è indirizzata: “Ai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi, alle persone consacrate, e a tutti i fedeli laici”. Salta quindi alla memoria dell’attento lettore una omissione per possibili e importanti lettori: gli uomini di buona volontà. E’ stato Giovanni XXIII che ha introdotto questa “categoria di persone” con la sua ottava ed ultima enciclica, la Pacem in Terris (1963), rivolta per la prima volta ai Vescovi… ecc. ecc. “nonché a tutti gli uomini di buona volontà”. Allora ci era sembrato un atto innovativo rivoluzionario ed eravamo in pieno svolgimento del Concilio Vaticano II. Anche Paolo VI, nella prima delle sue sette lettere encicliche (l’Ecclesiam suam, 1964) ha mantenuto la novità di Giovanni XXIII. Così come nella Populorum progressio (1967).
Sempre Paolo VI, nell’ Humanae vitae (1968) non ha messo intestazione di destinatari però nell’appello finale (n. 31) scrisse: “Venerati fratelli, dilettissimi figli, e voi tutti, uomini di buona volontà, grande è l’opera di educazione, di progresso e di amore alla quale vi chiamiamo, basati sulla fermissima dottrina della chiesa, di cui il successore di Pietro è, con i suoi fratelli nell’episcopato cattolico, fedele depositario e interprete”. Tutti sanno che Papa Luciani, Giovanni Paolo I (1978), non ha pubblicato nessuna enciclica a causa del suo breve pontificato. Mentre Giovanni Paolo II, nel suo lungo pontificato, è stato fecondo scrittore e di lui restano 14 lettere encicliche. In esse solo tre volte utilizza la dicitura del vangelo di Luca “agli uomini di buona volontà”: nella prima e fondamentale enciclica Redemptor hominis (1979), nella terza Laborem exercens (1981), e nell’Evangelium Vitae (1995), che è la undicesima. Benedetto XVI infine ha firmato tre lettere encicliche ma solo in una, la Caritas in veritate (2009), ha esteso l’indirizzo anche per i non cattolici, purché uomini di buona volontà.
2. La seconda considerazione riguarda i giovani. Nella Lumen Fidei, i due papi viventi si riferiscono alle nuove generazioni, esattamente al n. 53 del quarto ed ultimo capitolo: “Soprattutto i giovani, che attraversano un’età della vita così complessa, ricca e importante per la fede, devono sentire la vicinanza e l’attenzio¬ne della famiglia e della comunità ecclesiale nel loro cammino di crescita nella fede. Tutti abbiamo visto come, nelle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani mostrino la gioia della fede, l’impegno di vivere una fede sempre più salda e generosa. I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L’incontro con Cristo, il lasciarsi affer¬rare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità”. Ma il testo fa riferimento ai giovani cattolici o anche a tutti quelli “di buona volontà?”.
Ognuno tragga le proprio conclusioni dopo aver fatto delle opportune riflessioni. Forse stiamo perdendo lo spirito del dialogo con i non credenti fortemente voluto dal papa Buono ed espresso dai padri del Vaticano II con la costituzione cristologica : Lumen Gentium: Cristo luce del mondo!
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