Salvatore Bonferrato, 40 anni, non vedente di 40 di Regalbuto, in provincia di Enna, è stato costretto a tornare a vivere dai suoi genitori ottantenni perché la moglie, insegnante di scuola primaria statale è stata assegnata ad una scuola lombarda.
«Sono disgustato e amareggiato-si legge su meridionews.it- per l’ingiustizia che ho subito. Vivo con la sensazione di non sentirmi trattato come un cittadino ma come un emarginato, un problema da allontanare. La verità è che noi disabili siamo diventati un peso per la società».
«Subito dopo le nozze, mia moglie ha chiesto per il nuovo anno scolastico l’assegnazione provvisoria interprovinciale nella provincia di Enna, considerata la mia condizione di non vedente prevista dalla legge 104/92 che dà diritto di assistere il coniuge disabile, ma purtroppo così non è stato».
Ma la donna non solo non ottiene l’assegnazione provvisoria, nonostante la precedenza per l’assistenza al coniuge non vedente, deve tornare a Brescia: «Mia moglie è di ruolo dal 2010, ma le è stata preclusa la possibilità di prestare servizio in una scuola della provincia di Enna e poter assistermi».
«Desideravo creare una famiglia e invece mi ritrovo di nuovo solo, abbandonato completamente dalle istituzioni», conclude la lettera del non vedente.
Secondo la segretaria regionale Cgil «l’insufficienza dei posti di lavoro nelle scuole siciliane è dovuto al fatto che molte famiglie emigrano e, di conseguenza, le iscrizioni diminuiscono. Un problema che si potrebbe risolvere aumentando il tempo pieno nelle scuole siciliane che si aggira intorno all’8 per cento rispetto al 40 per cento del Nord. Questa soluzione – conclude – permetterebbe di fare rientrare parecchi insegnanti assegnati al Nord, potenziare la formazione degli studenti siciliani ed eviterebbe la dispersione scolastica che in Sicilia tocca i livelli più alti d’Italia».
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