E’ costato caro all’Ambito Territoriale di Chieti-Pescara il mancato versamento dei contributi previdenziali in favore di un docente.
Un docente gravemente invalido veniva assunto in ruolo, ma poi adibito ad altri compiti a causa della sua invalidità.
Se non che, l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo pensava bene di licenziarlo, perché non aveva prestato i 180 giorni di servizio richiesti dall’allora vigente normativa.
In realtà, la mancata prestazione dei 180 giorni di servizio come docente era dovuta semplicemente al fatto che il dipendente era stato adibito a mansioni amministrative, per espressa disposizione dell’Amministrazione.
Il docente – rimasto privo di lavoro – si trovava costretto a rivolgersi alla Magistratura.
Dopo una travagliata vicenda processuale, otteneva finalmente la reintegra dalla Corte d’Appello di L’Aquila, ma faticava non poco a farsi restituire i due anni di stipendio che nel frattempo aveva perso.
Si accorgeva però che l’Amministrazione- pur condannata a reintegrare il dipendente- non aveva provveduto a pagare i contributi previdenziali relativi al periodo in cui era stato illegittimamente licenziato.
Alle rimostranze del dipendente, l’Amministrazione rispondeva che nella sentenza “non era stato espressamente previsto” il versamento dei contributi.
In realtà, l’art.18, comma 4, dello Statuto dei lavoratori, prevede, in caso di reintegra, che “Il datore di lavoro e’ condannato, altresi’, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva reintegrazione”.
Non era dunque necessaria alcuna precisazione da parte della Corte, trattandosi di conseguenza prevista direttamente dalla legge.
Con sentenza n. 90 del 6 luglio 2022, il Tribunale di Vasto, accogliendo il ricorso, ha condannato il Ministero al versamento dei contributi previdenziali e al pagamento delle spese processuali nei confronti del dipendente e dell’INPS.
Nel corso della causa è stato sollevato anche il problema della prescrizione contributiva.
In effetti, i contributi previdenziali cadono in prescrizione in cinque anni.
Con il decreto Milleproroghe, per i dipendenti della scuola la prescrizione è stata prorogata alla fine del 2022.
Il consiglio è di attivarsi fin da ora per verificare se sono stati correttamente versati tutti i contributi, perché non sono rari i casi in cui le scuole (soprattutto in caso di supplenze) hanno “dimenticato” di provvedere al versamento.
Il mancato versamento dei contributi ha delle gravi conseguenze a carico dei dipendenti.
In pratica, se non sono stati versati i contributi, il servizio reso non è utile ai fini previdenziali.
Le già magre pensioni attese dagli insegnanti potranno essere ulteriormente decurtate per colpa delle scuole.
E, se non si interviene in tempo, non ci sarà più nulla da fare.
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