Si ha un bel dire e lamentarsi, stracciandosi le vesti, sul cosiddetto, con termine infelice, distanziamento sociale per evitare i contagi e pure progettare e indicare classi spaziose, con pochi alunni e fra di loro a distanza, magari col metro in testa, come i bambini cinesi, compreso l’occhio di attenzione per la salute dei prof italiani, notoriamente fra i più vecchi d’Europa, ma che di fronte alle contabilità, anche il covid19 appare una quisquilia, una pinzillacchera.
E perché? Perché, in soldoni, gli uffici territoriali in pratica stanno agendo come se il contagio non ci fosse, facendo riferimento alle vecchie normative sull’accorpamento delle classi.
E fra questi accorpamenti, quello che a noi è più noto, ma ci arrivano segnalazioni da altre parti d’Italia, riguarda l’Istituto De Felice Giuffrida – Olivetti di Catania.
Qui siamo di fronte a un paradosso, tant’è che la dirigente, Anna De Francesco, si è dovuta rivolgere perfino alla stampa locale per ottenere più sicurezza e diritto alla studio per i suoi studenti.
Infatti l’Ufficio Scolastico Territoriale di Catania intende assegnare alla scuola, fra le più antiche e prestigiose della città, una sola classe Prima del Biennio Comune del Tecnico Economico, nonostante i 31 alunni che hanno chiesto l’iscrizione; e poi solo una classe Prima del Professionale Operatore Benessere nonostante i 31 alunni di cui 6 diversamente abili di cui uno grave.
Ma non finisce qui. Nonostante sia stato fatto notare che la prima classe Operatore Benessere ha un numero di iscritti pari a 31 il portale Sidi e ’UST di Catania ne riporta solo 22: come può accadere?
E la dirigente, Anna De Francesco, continua nel suo rosario: “Hanno assegnato solo una classe Seconda del Professionale Operatore Benessere nonostante i 29 alunni di cui 6 diversamente abili di cui due gravi e solo una classe Terza del Professionale Operatore Benessere nonostante i 30 alunni di cui 4 diversamente abili.
Dunque, non solo si passa a piè pari, non considerandolo il d.m. 18 dicembre 1975 che invece prevede 1,96 mq per alunno nel caso di attività didattiche “normali” per i laboratori la superficie richiesta è maggiore, ma non si tiene in conto nemmeno il d.m. 26 agosto 1992 che indica al punto 5.6, comma 3 le condizioni limite per l’evacuazione in caso di incendio o di calamità naturale.
E come il De Felice-Olivetti di Catania, un’altra scuola della Calabria ci ha scritto di essere in condizioni similari. Qui addirittura ci segnalavano che si vorrebbe formare una prima classe con 37 alunni: una enormità. E questo a scorno del coronavirus, della sicurezza strutturale, della salute e di ogni altra garanzia di etica educativa, mentre ci si continua a stracciare le vesti e imprecare contro il destino.
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