L’articolo di Fabrizio De Angelis nel quale vengono riportate le dichiarazioni del consigliere regionale del Friuli Giuseppe Sibau sta scatenando sui social polemiche e proteste.
In sintesi, Sibau sostiene che in Friuli arrivano docenti dalle regioni del sud palesemente meno preparati che tendono a rientrare in sedi vicine a casa loro determinando caos e discontinuità al nord.
Su FB la polemica divampa ma in molti casi non ha molto a che vedere con le dichiarazioni di Sibau.
Dai commenti che si possono leggere (siamo arrivati quasi a 400) emerge il quadro di un “popolo della scuola” diviso e spaccato: c’è chi conferma che la preparazione dei docenti del sud è inferiore a quella dei docenti del nord e chi sostiene che docenti capaci (o incapaci) si trovano a tutte le latitudini.
E poi, ci sono molti che sostengono che articoli del genere servono solamente a creare divisioni all’interno della categoria.
Sulla questione della preparazione/impreparazione dei docenti è difficile esprimersi perché per la verità non esistono indagini attendibili che mettano in relazione le competenze professionali con la provenienza geografica.
Peraltro anche mettere in relazione gli esiti degli esami di Stato o dei voti di laurea o di concorso non è operazione semplice dal momento che metodi e criteri di valutazione non sono affatto uniformi a livello nazionale.
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Che tutto questo possa alimentare divisioni fra i docenti è possibile, ma bisogna anche fare qualche considerazione.
Il punto è che le divisioni sono reali e riguardano spesso gli interessi contrapposti di cui sono portatori i diversi “gruppi” di insegnanti.
Di esempi se ne possono fare a decine. Lo scorso anno i docenti di ruolo della provincia di Agrigento misero sotto assedio l’Ufficio provinciale per protestare contro il fatto che tutti i posti disponibili (una cinquantina) venivano assegnati a personale beneficiario della legge 104.
Senza dimenticare lo storico contrasto fra docenti che devono correggere più di 100 compiti in classe ogni mese e docenti che non hanno un impegno del genere.
In queste settimane, poi, ci sono i docenti delle GAE che protestano contro lo sblocco triennale previsto dal contratto sulle assegnazioni provvisorie che riduce ulteriormente la disponibilità di posti per chi non è ancora entrato in ruolo.
D’altronde anche lo scorso anno, quando venne lanciata la raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge 107, molti docenti non aderirono perché – in un modo o nell’altro – erano soddisfatti delle assunzioni fatte.
Insomma: gli interessi contrapposti, nel mondo della scuola, sono un dato reale e pressoché ineliminabile.
Ciò che appare fuori luogo è la contrapposizione docenti del nord/docenti del sud per il semplice motivo che nelle regioni del nord, nonostante il massiccio arrivo di docenti del sud, continuano ad esserci posti scoperti.
Non solo, ma in molte province del nord, già dopo due-tre mesi di scuola le graduatorie di istituto risultano esaurite e diventa difficile, talora anche impossibile, sostituire i docenti assenti. Gli insegnanti del sud, quindi, non riducono le possibilità di lavoro del colleghi del nord.
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