Sulle nuove norme in materia disciplinare contenute nel “decreto Brunetta” si sta scatenando un’ampia polemica alla quale, per ora, stanno partecipando la Uil-Scuola ed alcuni esponenti del PD. Ma c’è da credere che quanto prima il dibattito si allargherà e coinvolgerà anche altri soggetti.
Uil-Scuola, da parte sua, non ha molti dubbi e ritiene che le abrogazioni previste dal decreto 150 non vadano a intaccare le competenze del Consiglio nazionale della pubblica istruzione che continuerebbe ad avere il compito di esprimere pareri obbligatori in fatto di sospensioni dal servizio, come prevedeva l’articolo 104 del DPR 417/74 (ma è bene ricordare che l’intero Dpr 417 è stato inglobato nel TU 297 del 1994 e che il corrispondente articolo 503 dello stesso Testo Unico è stato abrogato dal decreto Brunetta).
Il PD, per bocca della responsabile scuola Francesca Puglisi, prende nettamente posizione sulla vicenda e sostiene: “L’autonomia del sistema scolastico nazionale e la libertà di insegnamento sono principi garantiti dalla nostra Costituzione. È per questo che organismi democratici e indipendenti come il Consiglio nazionale della pubblica istruzione sono necessari. Lasciare i poteri di sanzione nelle esclusive mani di dirigenti scolastici e degli Uffici Scolastici provinciali, senza alcun organo indipendente capace di esprimere un parere sulle controversie disciplinari, mina alla base la libertà di insegnamento”.
A dire il vero che il CNPI sia un organismo indipendente è tutto da verificare e da dimostrare, dal momento che è composto da rappresentanti del personale scolastico eletti per lo più su liste di sindacati o di associazioni professionali.
Ma la presa di posizione del PD è curiosa soprattutto per un altro motivo.
Se si consultano gli atti parlamentari relativi all’adozione del decreto legislativo n. 150 si scopre che le Commissioni che dovevano esprimere i propri pareri non sono state particolarmente severe sulla questione delle norme disciplinari.
La Commissione Bilancio della Camera, per esempio, aveva addirittura espresso un parere favorevole con l’astensione del Pd che, nel corso del dibattito, non aveva formulato nessuna riserva sulla materia.
Nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro il PD aveva invece presentato un parere alternativo in cui si sottolinea che “in materia di sanzioni disciplinari, il testo all’esame prevede un sistema sanzionatorio estremamente severo, dal quale, peraltro, è assolutamente esclusa la presenza del sindacato”.
“Senza voler entrare nel merito di tale sistema – sostenevano i parlamentari del PD – si rileva come tale previsione enfatizzi in modo eccessivo la figura del dirigente quel soggetto incaricato di sorvegliare e o punire”.
Di tutt’altro tenore le affermazioni di questi giorni: “Questo Governo illiberale – sostiene sempre Puglisi – stringe le maglie del sistema sanzionatorio degli insegnanti per imbavagliarli.”
L’impressione è che vi sia oggi un eccesso di polemica oppure che vi sia stata troppa leggerezza da parte dell’opposizione quando la bozza del decreto venne sottoposta all’esame delle Commissioni parlamentari.
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