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Note le tracce delle prove scritte: per selezionare quale dirigente?

Le tracce delle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, che si sono svolte il 14 e 15 dicembre a livello regionale, sono finalmente on line. Sono state inviate dal Miur ai sindacati, come richiesto, e da questi rese pubbliche. Un passo avanti rispetto al silenzio totale di altre procedure concorsuali, ma non abbastanza. 
Come scrive la Cgil sul suo sito “È necessario un definitivo cambiamento di comportamento da parte del Miur che sia caratterizzato da una maggiore attenzione alla trasparenza; l’informazione ai sindacati non è sufficiente, deve essere il Miur a rendere completamente pubbliche le informazioni necessarie a far conoscere e a far valutare le sue scelte”.
Non si può che essere d’accordo. Oggi la trasparenza non è solo dovere istituzionale e garanzia di legalità. Nell’attuale società della comunicazione la trasparenza è “cultura” e “strumento di democrazia”.
Ma come sono state le due prove scritte? Dopo un inizio turbolento del concorso, i quiz errati o inadeguati, una prova selettiva contestatissima, e una marea di ricorsi, quali argomenti sono stati proposti per selezionare i futuri dirigenti?
Molto generali le tracce della prima prova, sul ruolo e la figura del dirigente scolastico nel contesto dell’autonomia e soprattutto in relazione al territorio, o con esplicito riferimento alle competenze e ai poteri in materia disciplinare. Il tema più gettonato e in linea coi tempi pare tuttavia essere quello della valutazione in senso lato, richiesto in Abruzzo, Puglia e Sardegna.
Per la seconda prova va per la maggiore l’argomento del bullismo e delle problematiche connesse, indicato in sei regioni da nord a sud: Lombardia, Veneto, Liguria, Umbria, Campania, Puglia. Sembrerebbe un’emergenza nazionale. In subordine, viene il tema dei risultati delle rilevazioni Invalsi e conseguente progettazione degli interventi, come in Abruzzo, Toscana, Sardegna e Sicilia. Non mancano le tematiche dell’integrazione e della dispersione, come nel Lazio, Molise e Marche.
La traccia più originale sembrerebbe quella del Friuli Venezia Giulia, che va sul pratico e molto attuale: “Fare di più con meno; in un periodo di risorse decrescenti, con quali passaggi procedurali e con quali criteri, anche alla luce delle esigenze della comunità servita come emerse negli organi collegiali e segnalati dalle Istituzioni territoriali, il Dirigente Scolastico può proporre soluzioni condivise nell’adozione dei progetti finanziabili”.
Conoscere le tracce assegnate consente di mantenere alta la discussione sulla domanda di fondo: quale dirigente per quale scuola? Si può ancora parlare di leader educativo? o di manager tout court? Se è vero che le dirigenze saranno ridotte, mentre le reggenze crescono, già oggi in alcune regioni raggiungono il 30% con l’ipotesi di arrivare quasi al 50%, potrà il dirigente occuparsi anche di didattica? o di quali altre risorse umane dovrà avvalersi?
“In generale – scrive l’Adi sul proprio sito – la figura di dirigente che esce dalle tracce è quella dell’antico capo d’istituto. Non si percepisce la figura del leader come è venuta delineandosi in questi ultimi 15 anni, che definisce gli obiettivi strategici e li persegue, che si impegna a rendicontare le scelte operate e a dare lettura dei risultati raggiunti, che assicura la gestione unitaria della scuola, valorizzando il capitale umano e sociale, che attiva strategie di fundraising, che mantiene rapporti efficaci con il territorio, che incide in profondità, fa rete e resiste nel tempo”.
Il dibattito è aperto. E un ripensamento per una moderna governance appare urgente. 

Per visionare le tracce delle prove scritte del concorso per il reclutamento dei 2.386 dirigenti scolastici, consulta il box “Approfondimenti” di questa pagina”.

Anna Maria Bellesia

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